Scorie - Le promesse e i danni




Lo scorso giovedì, in occasione della consueta conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo della BCE, al presidente Mario Draghi sono state rivolte domande (per lo più da parte di giornalisti italiani) sulle dichiarazioni degli esponenti del governo italiano e sull'andamento dello spread.

Draghi ha affermato che l'uso delle parole ha fatto danni, riferendosi in sostanza all'aumento dello spread che comporta maggiori oneri (tanto direttamente, quanto indirettamente, via aumento del costo del credito) ai pagatori di tasse italiani.

Una semplice constatazione di un fatto evidente a chiunque non sia accecato dalla ignorante prosa degli esponenti di punta (e anche di parecchie seconde linee) della maggioranza di governo.

Ecco una delle tante reazioni, quella di Danilo Toninelli, ministro delle (nazionalizzande) Infrastrutture e dei trasporti.

"Io spero che Draghi continui a fare la sua politica economica di difesa dell'economia europea, quelle sono sue opinioni che semplicemente io non condivido."

Posso capire che non condivida, perché sarebbe un'ammissione di colpa. Ed ecco l'aggiunta: "noi sul piano politico governiamo il Paese mantenendo le promesse e penso che lo stiamo facendo, lui deve tutelare l'economia e spero che continui a farlo senza tirarsi indietro a causa magari di pressioni di altri Paesi."

Mai avrei pensato di dover preferire le parole di un banchiere centrale, ma evidentemente il detto "mai dire mai" conferma la sua validità di fronte alle esternazioni di questi signori.

Il problema sono proprio quelle promesse, che se mantenute farebbero cadere l'Italia in quel burrone fin qui sanguinosamente (per le tasche dei pagatori di tasse) evitato.

Tra l'altro, contrariamente a quanto pensano i governanti (in questo non diversamente da chi li ha preceduti e da chi vorrebbe prendere il loro posto), il miglior modo per Draghi e colleghi di "tutelare l'economia" consisterebbe non già nel manipolare tassi di interesse e base monetaria lamentandosi poi che i tossici del debito peggiorano la loro dipendenza da denaro facile, bensì nell'astenersi dal farlo.

Se la promessa era peggiorare rispetto ai pessimi governi di prima, temo che riusciranno a mantenerla.
 
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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