Scorie - Canone Rai e demagogia
"La demagogia non aiuta nessuno. La Rai ha fatto un budget triennale per
arrivare al pareggio e il mancato aumento del canone inficia il budget e
gli investimenti previsti sul capitale umano e sulla modernizzazione delle
reti… non possiamo colpire il canone perché non possiamo colpire
l'evasione… ogni volta che accendiamo e vediamo un programma con scritto
Rai stiamo facendo servizio pubblico con milioni spesi per il cittadino."
(L. Todini)
Luisa Todini, che attualmente siede nel CDA della Rai in quota
berlusconiana, ha così tentato qualche settimana fa di difendere l'aumento
del canone proposto dall'azienda. Sarà pur vero che "la demagogia non aiuta
nessuno", ma sarebbe bene non argomentare sostenendo cose che non
corrispondono al vero.
Qualunque imprenditore vorrebbe poter fare un budget potendo predeterminare
i ricavi agendo sui prezzi unitari di vendita senza doversi porre il
problema di andare "fuori mercato". Ma se quell'imprenditore non è lo Stato
o un monopolista che ha ottenuto privilegi dallo Stato, deve fare i conti
con la concorrenza. Ora, io non so a cosa si riferisca Todini quando parla
di "investimenti previsti sul capitale umano", perché, quanto meno
numericamente, in Rai andrebbero fatti disinvestimenti per adeguarsi anche
solo minimamente ai concorrenti privati. Ma non è questo il punto sul quale
voglio soffermarmi.
Ciò che non corrisponde al vero, e che trovo anche piuttosto irritante, è
che "ogni volta che accendiamo e vediamo un programma con scritto Rai
stiamo facendo servizio pubblico con milioni spesi per il cittadino".
Quando in un programma vediamo scritto Rai, di pubblico c'è solo il
personale dipendente che ci lavora, mentre i milioni non sono spesi per il
cittadino, ma pagati, volente o nolente, dal cittadino.
Il tutto senza entrare nel merito del palinsesto, perché non mi va di
improvvisarmi critico televisivo con la puzza sotto il naso e chiedere,
facendo facile ironia, quale contributo alla crescita culturale degli
italiani diano i programmi di punta della Rai.
Semplicemente ritengo che non abbia alcun senso l'esistenza di reti
televisive statali tenute in vita imponendo a tutti i cittadini di
sostenerne i costi mediante una gabella. La Rai dovrebbe essere
privatizzata (ammesso che qualcuno se la pigli) o chiusa. In ogni caso non
dovrebbe più dipendere né dal canone obbligatorio, né pesare sulla
fiscalità generale.
Questa non è demagogia, a me pare semplice buon senso.
arrivare al pareggio e il mancato aumento del canone inficia il budget e
gli investimenti previsti sul capitale umano e sulla modernizzazione delle
reti… non possiamo colpire il canone perché non possiamo colpire
l'evasione… ogni volta che accendiamo e vediamo un programma con scritto
Rai stiamo facendo servizio pubblico con milioni spesi per il cittadino."
(L. Todini)
Luisa Todini, che attualmente siede nel CDA della Rai in quota
berlusconiana, ha così tentato qualche settimana fa di difendere l'aumento
del canone proposto dall'azienda. Sarà pur vero che "la demagogia non aiuta
nessuno", ma sarebbe bene non argomentare sostenendo cose che non
corrispondono al vero.
Qualunque imprenditore vorrebbe poter fare un budget potendo predeterminare
i ricavi agendo sui prezzi unitari di vendita senza doversi porre il
problema di andare "fuori mercato". Ma se quell'imprenditore non è lo Stato
o un monopolista che ha ottenuto privilegi dallo Stato, deve fare i conti
con la concorrenza. Ora, io non so a cosa si riferisca Todini quando parla
di "investimenti previsti sul capitale umano", perché, quanto meno
numericamente, in Rai andrebbero fatti disinvestimenti per adeguarsi anche
solo minimamente ai concorrenti privati. Ma non è questo il punto sul quale
voglio soffermarmi.
Ciò che non corrisponde al vero, e che trovo anche piuttosto irritante, è
che "ogni volta che accendiamo e vediamo un programma con scritto Rai
stiamo facendo servizio pubblico con milioni spesi per il cittadino".
Quando in un programma vediamo scritto Rai, di pubblico c'è solo il
personale dipendente che ci lavora, mentre i milioni non sono spesi per il
cittadino, ma pagati, volente o nolente, dal cittadino.
Il tutto senza entrare nel merito del palinsesto, perché non mi va di
improvvisarmi critico televisivo con la puzza sotto il naso e chiedere,
facendo facile ironia, quale contributo alla crescita culturale degli
italiani diano i programmi di punta della Rai.
Semplicemente ritengo che non abbia alcun senso l'esistenza di reti
televisive statali tenute in vita imponendo a tutti i cittadini di
sostenerne i costi mediante una gabella. La Rai dovrebbe essere
privatizzata (ammesso che qualcuno se la pigli) o chiusa. In ogni caso non
dovrebbe più dipendere né dal canone obbligatorio, né pesare sulla
fiscalità generale.
Questa non è demagogia, a me pare semplice buon senso.
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