Scorie - In attesa della prossima bolla

Quello del superbonus (e dei suoi parenti stretti, come il bonus facciate) non è solo un esempio lampante di come creare un buco enorme nei conti pubblici, ma anche di come generare una bolla.

Chiunque dovesse aprire un cantiere negli anni dei maxi bonus (a debito) ha con ogni probabilità sperimentato la necessità di attendere per avere i ponteggi, la cui offerta non riusciva a tenere il passo della domanda.

Il fatto è che non si trattava di una modifica strutturale della domanda, ma l'effetto della droga fiscale introdotta dal secondo governo dell'Avvocato del popolo, peraltro poi prorogata anche dal successivo e finanche da quello attuale, seppure con crescenti limitazioni e le lamentele del ministro Giorgetti.

In sostanza, nel triennio del superbonus la produzione di ponteggi è triplicata, ma adesso la domanda sta rapidamente tornando ai livelli precedenti, essendo in via di esaurimento la droga fiscale.

Non a caso le aziende del settore, soprattutto quelle più esposte verso l'edilizia residenziale, stanno già sperando un una nuova iniezione di stimoli, preferibilmente più diluiti nel tempo, connessi alla riqualificazione voluta dalla cosiddetta direttiva Case Green.

A parte il problema, non di poco conto, dell'aggiungere debito pubblico (molto più che Pil, per di più non in via strutturale, con buona pace dei keynesiani di casa nostra) a uno stock già ingente, si tratterebbe ancora una volta di gonfiare artificialmente la domanda, certamente a beneficio di un settore, ma con il conto a carico dei pagatori di tasse, per lo più futuri.

In linea generale, ogni volta che un settore necessita di incentivi per mantenere certi livelli produttivi, significa che sta consumando tasse, che qualcun altro paga o pagherà.

Dovrebbe bastare il buon senso per rendersene conto, ma spesso pare che non sia così.

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