Scorie - Aria irrespirabile

Leggo, per esempio, un articolo di Anna Grometta (che non sapevo essere) di Cittadini per l'aria onlus, che ricorda come "l'Italia è passata nell'ultimo ventennio da una condanna della Corte di Giustizia Europea all'altra per violazione cronica dei limiti e si avvia al secondo round di giudizi europei che, verosimilmente, condurrà a multe salate per violazioni ultradecennali dei limiti di legge. Multe che saranno da ricondurre non all'orografia padana ma ad un cronico e bipartisan fallimento della politica nel gestire un tema da cui dipende, ogni anno, la vita di decine di migliaia di italiani. Un problema dunque che, per questo, dovrebbe aver poco o nulla a che fare con il posizionamento nell'emiciclo parlamentare."

Dopo la condanna a tutto l'arco pralamentare, l'elenco delle cause, contenute in uno studio di quasi 20 anni fa: "il diesel-gate che sarebbe scoppiato anni dopo e la necessità di affrontare il tema delle emissioni dal traffico riducendo i chilometri percorsi, il contributo di agricoltura e zootecnia alla formazione chimica del particolato padano, la spaventosa tossicità del particolato dalla combustione di legna e pellet."

Che fare? Occorre che "l'Italia vada oggi oltre gli obblighi europei comandati, per noi il tardivo raggiungimento dei limiti fissati nel 2005, impostando subito una tabella di marcia lanciata a raggiungere, senza scuse e traccheggi, i nuovi limiti al 2030 dando al contempo una spinta ai settori economici associati al cambiamento. Nei sei anni che ci dividono dal 2030 si trasformi l'enorme area metropolitana padana in una nella quale ogni spostamento possibile sia fatto con mezzi pubblici, treni, mobilità attiva o a emissioni zero, riducendo l'impatto delle emissioni da trasporto, la spesa dei cittadini per carburanti inquinanti e la dipendenza del nostro Paese dalle fonti fossili il cui approvvigionamento è geopoliticamente critico ovunque ci si rivolga."

Puntare a che "ogni spostamento possibile sia fatto con mezzi pubblici, treni, mobilità attiva o a emissioni zero", mi pare del tutto irrealistico, anche senza pensare ai costi, che temo sarebbero ben superiori ai risparmi ipotizzati.

E quindi dove trovare i soldi?

"Si rivedano i meccanismi del conto termico, potenziandolo e finanziandolo con un piccolo prelievo sul prezzo dell'energia dall'industria fossile che gode di enormi extraprofitti, per facilitare l'efficientamento energetico delle case, riducendone il fabbisogno energetico, e passando a scaldarsi e alimentarsi con pompe di calore e fotovoltaico che, in uso in Paesi ben più freddi e con meno sole di noi, azzerano le emissioni della combustione dei carburanti solidi che annualmente provocano la morte prematura di migliaia di cittadini italiani."

In realtà, come commentavo ieri, le pompe di calore non stanno scaldando (mi si passi il gioco di parole) più di tanto i cittadini europei, che evidentemente fanno un bilancio dei pro e dei contro diverso da quello degli ecotalebani.

Per il resto, basta invocare tasse su profitti soggettivamente definiti extra e si pensa di risolvere tutto. Peccato che, anche prescindendo dalla condivisibilità della proposta, i casi sono due: o il prelievo non sarebbe piccolo, oppure i profitti considersti non extra sarebbero presosché pari a zero. Detto in altri termini, o aliquota elevata, o base imponibile elevata. 

Altrimenti i conti non tornerebbero. E forse neppure la qualità dell'aria.

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