Scorie - Non ci sono veri muscoli sotto il cofano

A costo di semplificare un po' troppo, credo si possa dire che esistono due modi (agli antipodi) di vedere le automobili e la guida. C'è chi vede le prime come mezzi di trasporto (uno dei tanti) e la seconda come un'attività propedeutica al trasporto, che delegano volentieri ad altri. E c'è chi vede le prime come molto più che un mezzo di trasporto, apprezzandone le caratteristiche e i tratti in un certo senso artistici, e la seconda come uno dei piaceri della vita, soprattutto se si è al volante di certe auto.

Disclaimer: faccio parte della seconda tribù, e sono convinto che definire "automobili" i dispositivi elettrici dotati di ruote che a livello politico si cerca di imporre in sostituzione delle automobili propriamente dette sia un esercizio di neolingua.

E qui vorrei aprire una parentesi. I dispositivi elettrici su quattro ruote sono politicamente imposti in nome della lotta al cambiamento climatico, per ridurre (chi dice "azzerare" è ignorante o in malafede) le emissioni di CO2. Tuttavia, il marketing della maggior parte di quei dispositivi è basato sulle prestazioni, sia in termini di accelerazione, sia in termini di velocità massima. 

Ma per dotare i suddetti dispositivi di tali prestazioni occorre appesantire il pacco batterie, il che crea più consumi (e maggiori problemi di smaltimento futuri). Per di più, chi spremesse davvero in via continuativa il suo dispositivo a quattro ruote ne ridurrebbe inevitabilmente la durata delle batterie.

Se l'obiettivo è il bene del pianeta, questi dispositivi dovrebbero puntare a minimizzare i consumi e non dovrebbero cercare di attirare clienti puntando su accelerazione e velocità. E gli stessi acquirenti, che spesso intendono anche segnalare la loro virtù green, dovrebbero essere i primi a non volere prestazioni da supercar.

Ma si sa, non è raro trovare atteggiamenti incongruenti e ipocriti tra chi vuole segnalare la propria virtù. Basta andare a Davos in gennaio di ogni anno, per esempio...

Chiusa parentesi.

Ora, se già pare uso di neolingua definire automobili i dispositivi elettrici a quattro ruote, lo è in modo esponenziale definire "muscle car" le recenti versioni elettriche di quelle che furono le vere muscle car.

Ossia automobili americane prodotte per lo più tra gli anni Sessanta e Settanta, con carrozzeria coupè, motori V8 a benzina con cilindrate robuste (nell'intorno dei 6mila cc), potenze generalmente (molto) superiori a 300 cavalli, trazione posteriore e trasmissione preferibilmente manuale.

Quelle, insomma, che con un uso un po' "ignorante" facevano consumare gli pneumatici posteriori alla velocità della luce. 

Chi è stato ragazzo negli anni Ottanta non può dimenticare la Dodge Charger "Generale Lee" (denominazione che oggi sarebbe vietata perfino negli Stati Uniti, perché politicamente scorrettissima) dei cugini Duke nella serie Hazzard. Quella era una vera muscle car.

Ebbene, oggi Stellantis (proprietaria del marchio) ne propone la versione elettrica, oltre a rendere a trazione integrale (e senza V8) la versione termica.

Leggere l'articolo di Corrado Canali nelle pagine del sabato dedicate ai motori sul Sole 24 Ore riserva perle come questa:

"Dal punto di vista estetico la nuova Dodge Charger è permeata del DNA tipico delle muscle car a stelle e strisce ed è fedele al linguaggio formale dell'iconico modello, sia nel design esterno che negli interni dove le nuove Dodge presentano un ricco assortimento tecnologico, con un quadro strumenti da 16 pollici nella versione ScatPack e un display centrale da 12,3 pollici che offre la connettività digitale wireless per Android Auto ed Apple CarPlay."

Posto che non credo che gli amanti delle muscle car siano attratti dalle dimensioni del display (che neppure avrebbe senso di esserci su una mucle car vera), effettivamente la nuova charger "è fedele al linguaggio formale dell'iconico modello". Ma la forma può essere ben diversa dalla sostanza, e in questo caso lo è.

E sarà o no patetico "il sistema Fratzonic che genera il sound rabbioso tipico delle muscle car"?

Come ha scritto (il grande) Eric Peters in un suo post dedicato al nuovo dispositivo a quattro ruote denominato Charger, "Dodge si sta sforzando di offrire agli acquirenti ciò che non hanno mai chiesto: un dispositivo mascherato da auto ad alte prestazioni."

E lo fa, nota Peters, con la stessa pretesa che hanno le persone che biologicamente sono uomini (donne) di essere considerati donne (uomini).

E' vero che le case automobilistiche (tranne quelle come Tesla o certi marchi cinesi nati full electric) stanno per lo più subendo la (folle) corsa all'elettrificazione. Ma questo non giustifica un uso così smodato della neolingua.

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