Scorie - La (non) soluzione ai danni da superbonus

Le misure fiscali che incentivano o sussidiano questo o quell'intervento/investimento/acquisto comportano inevitabilmente una redistribuzione di ricchezza non derivante da un processo di scambi autenticamente di mercato.

Se poi, come nel caso del superbonus, lo Stato promette di restituire 110 euro ogni 100 spesi, si può stare certi che si creerà una bolla.

Molto spesso in questi ultimi mesi si è posto l'accento sui costi crescenti per il bilancio dello Stato (ossia, in ultima analisi, per i pagatori di tasse), nonché sulle frodi poste in essere per beneficiare del credito d'imposta a fronte di lavori fittizi.

Ma, come in ogni bolla, il superbonus ha anche gonfiato temporaneamente il numero di imprese variamente riconducibili all'edilizia, che poi sono andate scomparendo. 

Secondo la presidente dell'associazione dei costruttori (ANCE), Federica Brancaccio, la soluzione era imporre che a "eseguire lavori per il mercato privato con accesso ai bonus edilizi fossero imprese qualificate".

Così facendo, però, si sarebbe creato ancor più un collo di bottiglia, con un forte eccesso di domanda sull'offerta. Capisco che chi rappresenta una categoria cerchi di tirare l'acqua al mulino dei propri associati, ma il conto per i pagatori di tasse avrebbe potuto essere (non poco) peggiore.

In realtà questi provvedimenti andrebbero evitati, e le tasse andrebbero ridotte senza approcci selettivi, finanziando il tutto con riduzioni strutturali di spesa.

Senza creare l'illusione che sia possibile creare una moltiplicazione di ricchezza tale da restituire a chi effettua una spesa una somma addirittura superiore alla spesa stessa. Una cosa che farebbe rivoltare nella tomba persino Keynes, che pure tentò di dare una veste scientifica a questa illusione vecchia come il mondo.

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