Scorie - I (falsi) difensori dell'economia di mercato

Come è noto, in Cina il partito comunista controlla (o almeno ha l'obiettivo di controllare) sostanzialmente tutto ciò che fanno cittadini e imprese. Oltre a cercare di reperire più informazioni possibili su ciò che accade negli altri Paesi (attività svolta più o meno intensamente da tutti gli Stati). 

Gli sviluppi tecnologici sono quindi funzionali (più che altrove) a rinsaldare il controllo "sociale". Di qui le crescenti preoccupazioni, soprattutto in Occidente, circa i dati su milioni di cittadini che, tramite social network cinesi, possono venire in possesso del PCC. Preoccupazioni che stanno sfociando in messe al bando o provvedimenti comunque restrittivi nei confronti, per esempio, di TikTok, che negli Stato Uniti si vorrebbe costringere a scegliere tra la messa al bando o la cessione a soggetti statunitensi. Non che i singoli cittadini in Occidente siano del tutto al riparo dalle "intrusioni" dei propri governi, peraltro.

Il tutto ha provocato, ovviamente, reazioni in Cina, con dichiarazioni formalmente ineccepibili, ancorché sostanzialmente surreali, che accusano gli USA di agire come "banditi", mentre "dovrebbero rispettare i principi dell'economia di mercato e della concorrenza e smetterla di opprimere aziende straniere".

Accuse che arrivano da un governo che ha sistematicamente tollerato (coordinato?) furti ed estorsioni di proprietà di aziende occidentali da decenni a questa parte, e che non pare proprio avere le credenziali migliori per ergersi a paladino dell'economia di mercato. 
Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto abbastanza drammatico.


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