Scorie - Sono Giorgia, specialista in operazioni win win

Nel corso della conferenza stampa del 4 gennaio, Giorgia Meloni ha affermato, in merito alla vicenda della tassazione sui cosiddetti "extraprofitti" (in realtà la base imponibile è il margine di interesse ritenuto extra), che "per lo Stato è una operazione win win".

Considerando che praticamente tutte le banche hanno deciso, invece che pagare la tassa, di accantonare 2,5 volte l'importo a una riserva non distribuibile, il gettito sarà sostanzialmente nullo. 

In cosa consisterebbe, quindi, la parte win per lo Stato? Ecco il ragionamento meloniano:

"Noi avevamo varato una tassa su quello che era un margine giusto, non aveva un intento punitivo. In sede di conversione c'è stata l'aggiunta della possibilità di accantonare un importo pari a due volte e mezzo l'importo della tassa in una riserva non distribuibile. Questo comporta che aumentando le riserve aumenta il credito ai cittadini, in base a Basilea. Nel caso si optasse per questa seconda ipotesi, ciò comporterebbe un aumento del credito. E nel medio periodo alcune banche pagheranno più tasse."

Ho il sospetto che il bignamino con cui Meloni si è (in)formata sul tema sia un po' troppo approssimativo. E' vero che, in base alle norme sui requisiti patrimoniali delle banche (che Meloni sbrigativamente chiama Basilea), quelle risorse accantonate a riserva aumentano la base patrimoniale e, quindi la quantità di credito erogabile per un multiplo. Ma non vi è alcun automatismo, contrariamente a quanto parrebbe di capire dalla affermazione della Presidente del Consiglio.

In sostanza, non è automatico né un aumento del credito, né un aumento delle tasse pagate dalle banche su quell'eventuale maggior credito erogato, perché non è detto che erogare più credito comporti la realizzazione di maggiori utili. Potrebbe anche portare perdite.

Un'altra "perla" riguarda le privatizzazioni, che per Meloni si materializzeranno con una "riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste, oppure con l'entrata di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie." Il tutto perché "lo Stato deve controllare ciò che è strategico ma ciò comporta aprirsi anche al mercato."

Il che è tipico di ogni statalista. Detto che i privati investono pur restando in minoranza se le imprese sono comunque redditizie (vedi ENI, per esempio), credo che usare il termine privatizzazione sarebbe più corretto se lo Stato uscisse completamente dal capitale.

Venendo al capitolo "riforme", Meloni lamenta "la stratificazione di problemi... che vanno dalla questione delle lungaggini burocratiche ai tempi della giustizia", aggiungendo che l'Italia "è una nazione in cui molti investirebbero se avessimo maggiori certezze. Penso che queste siano due riforme che servono, la riforma della burocrazia e della giustizia e le considero due delle mie priorità per il prossimo anno."

Il fatto è che non è stato fatto nulla finora, neppure miglioramenti nella tecnica legislativa. E dubito che verrà fatto qualcosa nel 2024. In ogni caso, non ci resta che attendere. 


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