Scorie - E' soggettiva quella sproporzione

Una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che gli Stati non possono imporre una pressione fiscale "sproporzionata" e, pur avendo autonomia nella determinazione delle imposte, "devono assicurare la tutela del diritto di proprietà, senza oneri eccessivi per l'individuo, in grado di danneggiare in modo sostanziale la sua situazione finanziaria".

Il caso, che non è per me interessante ai fini delle mie considerazioni, riguardava la Francia, dove il randello fiscale è usato con molta solerzia dallo Stato.

A me interessa valutare la logica della sentenza della Cedu. E non credo sia logico affermare che uno Stato possa usare l'imposizione fiscale e, contemporaneamente, tutelare il diritto di proprietà. Per il semplice fatto che l'imposizione fiscale, in quanto tale, non si concretizza in una dazione volontaria da parte del soggetto passivo dell'imposta, il che rappresenta nella sostanza una violazione del diritto di proprietà di quest'ultimo.

Per di più, l'idea stessa di porre un limite affinché l'imposta non sia "sproporzionata" e non comporti "oneri eccessivi per l'individuo", lascia troppo potere discrezionale a chi deve decidere cosa sia sproporzionato e rappresenti un onere eccessivo.

In definitiva, ben venga che la Cedu abbia condannato lo Stato francese, ma il bicchiere per i pagatori di tasse resta molto più che mezzo vuoto.

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