Scorie - Sull'uso della penna

Da decenni l'Argentina è uno dei Paesi sudamericani politicamente ed economicamente più disastrati. Ormai fa default sul debito pubblico con una ricorrenza simile a quella con cui si comprano generi alimentari deperbili e tratta con la stessa frequenza finanziamenti con il Fondo Monetario Internazionale.

Salvo rare eccezioni, come Javier Milei, il cui consenso è in crescita e potrebbe rappresentare un tentativo di inversione di tendenza in vista delle elezioni presidenziali del 2023, tutti coloro che chiedono di essere votati promettono di risolvere i problemi utilizzando la spesa pubblica, a favore di questo o quel gruppo di interesse. Una versione ancor più degenerata del tipo di offerta politica che c'è a sud delle Alpi.

Da ultimo, l'attuale vice presidente Cristina Fernandez de Kirchner, a sua volta già presidente e vedova del già presidente Nestor Kirchner, ha affermato che Juan Domingo Peron "usava la sua penna in funzione delle esigenze del popolo".

Il tutto per dire che Peron legiferava a favore del popolo. Ma l'eredità del peronismo, di cui la famiglia Kirchner è fiera esponente, è un mix di finanze pubbliche disastrate e inflazione perennemente fuori controllo.

Il che ha portato al sottosviluppo un Paese che fino alla prima metà del Novecento era florido. Eppure non di rado si attribuisce al mercato la responsabilità del declino.

Purtroppo non c'è penna che possa creare risorse reali da nulla, per cui ogni pasto gratis distribuito a qualcuno deve prima o poi essere pagato da qualcun altro. Basterebbe il buon senso per capirlo e l'onestà per riconoscerlo. Cose di cui pare non esserci abbondanza, (non solo) in Argentina. 

Sarà comunque interessante seguire l'evoluzione della politica argentina, soprattutto nel caso in cui gli elettori decidessero davvero di provare una presidenza libertaria dopo decenni di varie versioni di statalismo.

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