Scorie - It will (never) be enough (2)

Il 26 luglio 2012 è passato alla storia per il discorso in cui Mario Draghi, allora presidente della BCE, pronunciò le tre famose parole "whatever it takes" inteso come fare tutto il possibile, entro il mandato della banca centrale, per preservare l'euro. Draghi aggiunse: "And believe me, it will be enough".

A settembre venne quindi presentato un nuovo strumento, le Outright Monetary Transactions, in base al quale la BCE avrebbe comprato senza limiti i titoli con scadenza fino a tre anni dello Stato che ne avesse fatto richiesta, previa sottoscrizione da parte dello stesso di un memorandum of understanding con il Meccanismo Europeo di Stabilità. In sostanza, acquisti di titoli in cambio di provvedimenti volti a sistemare le finanze pubbliche.

Lo strumento non è mai stato utilizzato, perché nessuno Stato candidabile (Italia in primis) voleva sottoporsi a condizioni in stile Grecia. Lo spread tra BTP e Bund comunque si ridimensionò.

All'epoca scrissi un pezzo dal titolo "It will (never) be enough", in cui sostenevo che l'ennesima "soluzione" monetaria non avrebbe risolto il problema, ma lo avrebbe al più posticipato, ingrandendolo.

Sono passati 10 anni, durante i quali la BCE ha anche portato il tasso sulla deposit facility sotto zero (è stato riportato a zero il 21 luglio scorso) e, tramite varie misure espansive, ha accresciuto le dimensioni del suo bilancio da poco meno di 3100 a quasi 8800 miliardi di euro, emettendo base monetaria.

Ancorché la mia posizione fosse e resti ampiamente minoritaria, la cronologia di quanto accaduto nell'ultimo decennio mi pare fornire evidenza del fatto che non sia mai abbastanza.

E infatti proprio il 21 luglio la BCE ha presentato l'ennesimo strumento, il Transmission Protection Instrument (TPI), il cui scopo è contenere lo spread dei titoli di uno Stato rispetto a quelli meno rischiosi (tipicamente quelli tedeschi), perché questo danneggerebbe la uniforme trasmissione della politica monetaria nei diversi Paesi dell'Area Euro.

Dato che quando si comprano titoli di Stato, ancorché sul mercato secondario, si finisce per finanziare gli Stati, cosa vietata alla BCE, il rispetto formale della norma prevede che tali acquisti siano strumentali al perseguimento degli obiettivi di politica monetaria, ovvero il mentenimento nel medio termine di un'inflazione die prezzi al consumo al 2%. E, ovviamente, la "frammentazione" rende problematico il raggiungimento dell'obiettivo.

Il TPI avrà condizioni meno stringenti dell'OMT, non dovrà essere richiesto dallo Stato interessato e consentirà alla BCE di comprare titoli da 1 a 10 anni di vita residua.

Sarà attivato su decisione del Consiglio direttivo della BCE in base a 4 condizioni: 1) che lo Stato non sia soggetto a procedura per deficit eccessivo e il rispetto delle raccomandazioni della Commissione; 2) l'assenza di severi squilibri macroeconomici; 3) politiche macroeconomiche in linea con le raccomandazioni per l'attuazione del PNRR; 4) sostenibilità fiscale, basata su analisi della stessa BCE, della Commissione, del FMI, del MES e di altre istituzioni.

Considerando che la valutazione della sostenibilità fiscale è alquanto soggettiva, la BCE godrà di una buona dose di discrezionalità. Emblematico quanto dichiarato dal presidente Christine Lagarde:

"Non vi aspettate di vedere tutti i dettagli nel comunicato del nuovo strumento TPI, perché certe caratteristiche è meglio che non vengano pubblicate, non siano rivelate nè commentate."

Sarà abbastanza? La mia opinione è la stessa di 10 anni fa. Rispetto ad allora, in effetti, il numero di soggetti pubblici e privati dipendenti dallo stimolo (doping) monetario è aumentato, e maggiori sono i potenziali danni da insolvenze a catena qualora la politica monetaria fosse normalizzata.

Quindi no: non sarà mai abbastanza. Fino all'implosione, non so quando, dei sistemi monetari fiat.

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