Scorie - Giggino, politico di razza


Da tempo sono giunto alla conclusione che Luigi Di Maio sia un politico di razza. Il che, considerando ciò che penso generalmente dei politici, non è un complimento.

Spuntato dall'anonimato alle elezioni politiche del 2013, l'allora ventisettenne Di Maio aveva un curriculum scarno, con esperienze come steward allo stadio di Napoli, attività nell'edilizia con l'impresa paterna, fino all'attività di "webbemaster", per dirla alla Vincenzo De Luca. Fu tra coloro che vinsero alla lotteria delle selezioni sul blog di Beppe Grillo.

Emergere poi tra i coeletti in Parlamento non fu un'impresa particolarmente difficile. Durante quella legislatura dovette dividere la leadership con Alessandro Di Battista, il quale ha però cercato di mantenersi coerente alle parole d'ordine del grillismo delle origini (per quanto a mio parere non condivisibili), dimostrando di non essere un politico di razza.

Al contrario, Giggino ha capito ben presto che per essere un politico di razza bisogna non avere alcuna remora a sostenere domani qualcosa di diametralmente opposto a quello che si è sostenuto oggi. Che chi oggi additi come demonio, domani è un angelo con cui allearsi.

Eclatante, in tal senso, il giudizio sul Partito Democratico, a lungo additato come il male assoluto, salvo poi governare assieme a Letta e compagni.

E come dimenticare quando, nel 2018, Giggino inveiva contro Sergio Mattarella, perché non conferiva il mandato di formare il governo al M5S. Poi Mattarella divenne portatore di saggezza e grande equilibrio istituzionale, secondo la formula di rito molto utilizzata dai politici di razza dopo ogni discorso presidenziale.

Nell'elenco non può mancare la trasferta francese con tanto di foto ricordo con i "gilet gialli", con i quali solidarizzare contro il cattivo Macron.

Era il tempo in cui Giggino era sovranista. Non un secolo fa. Sono passati meno di tre anni. Peraltro la vittoria di Macron alle elezioni presidenziali del 2017 era stata accolta positivamente da Di Maio, che aveva scritto al neo presidente:

"Presidente Macron, il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come Lei, in una rifondazione dell'Europa che ci riporti alle missioni originarie che la comunità continentale si era data: la pace, la stabilità, il progresso economico, la tutela e la promozione dei popoli."

Oggi Giggio è tornato a essere "macronista". 

"Macron o Le Pen? È chiaro che in questo momento, se vogliamo una Ue forte e che sia in grado di istituire un tetto massimo al costo del gas, a noi serve più europeismo, non certo sovranismo."

Domani chissà. 

Un politico di razza, indubbiamente.

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