Scorie - Da dove parte il circolo vizioso

Non passa giorno in cui la quantità di denaro mantenuto dagli italiani sui conti correnti bancari non sia indicata come una iattura.

Che quel denaro, dati i tassi di interesse ancora tenuti artificialmente a zero, perda potere d'acquisto, soprattutto negli ultimi mesi e prevedibilmente in quelli a venire, è indubbio. Ciò non toglie anche che molte delle forme di investimento che sarebbero adatte a persone che non vogliono o non possono assumere rischi elevati offrano da tempo rendinmenti reali negativi, per di più non garantendo una stabilità di valore in termini nominali. Sempre a causa delle politiche monetarie ultraespansive protratte per anni.

Ma chi tiene denaro sul conto corrente viene pure accusato, molto keynesianamente, di indebilire l'economia. Lo fa, per esempio, Gianfranco Ursino su Plus del Sole 24 Ore, che è una sorta di Altroconsumo che spara a zero sugli intermediari finanziari, salvo essere infarcito di inserzioni pubblicitarie (suppongo non gratuite) dei prodotti e servizi degli stessi.

"Se continuano ad accumulare i propri redditi, possono anche loro generare un circolo vizioso: meno consumi, spesa debole, ripresa più lenta, maggiori minacce di fallimenti aziendali e conseguente aumento della disoccupazione. E i nuclei familiari vulnerabili crescono."

Tutto questo sarebbe vero se il sistema non fosse a riserva frazionaria, cioè se le banche fossero obbligate a non utilizzare, per erogare credito, le somme depositate a vista dai clienti. Ma il sistema è a riserva frazionaria, per cui quelle somme possono essere (e sono) utilizzate per erogare credito, ancorché le norme di vigilanza impongano di mantenere una piccola riserva obbligatoria (1%) presso la banca centrale e una scorta di asset facilmente liquidabili per fronteggiare (almeno teoricamente) i deflussi di liquidità di un mese.

Quindi quelle somme possono alimentare sia il credito al consumo, sia quello per investimenti. Di certo sarebbe meglio se gli investimenti delle imprese fossero sostenuti da capitale di rischio o quanto meno da credito a cui corrispondessero forme di raccolta a medio-lungo termine da parte delle banche.

Ma, come già accennato, anni di politiche monetarie ultraespansive hanno talmente distorto al ribasso tassi di interesse e premi al rischio che un risparmiatore che non voglia o non possa rischiare non ha alternative a basso rischio alla liquidità che offrano rendimenti reali non negativi.

La perdita di potere d'acquisto è certa, ma fino a pochi mesi fa il rendimento era negativo, perfino in termini nominali, anche per investimenti a medio-lungo termine pur sottoscrivendo obbligazioni emesse da soggetti dalla qualità creditizia non eccelsa.

All'origine del circolo vizioso non ci sono i depositanti.

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