Scorie - Pompare

La forte crescita dei prezzi di molte materie prime negli ultimi mesi hanno iniziato ad avere un impatto non banale sulle tasche dei consumatori, i quali dubito traggano particolare sollievo nel sentire il nuovo mantra delle banche centrali sull'inflazione "temporanea". Perché temporaneo può essere il tasso di crescita dei prezzi rispetto al periodo precedente, ma non il livello generale, che potrebbe rendere tutt'altro che temporanea la perdita di potere d'acquisto.

Spesso, poi, si erge a paladino dei consumatori che porta responsabilità non irrisorie per quanto sta accadendo.

Per esempio, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha lanciato strali contro i Paesi produttori di petrolio aderenti all'OPEC+, perché sarebbero restii ad aumentare l'offerta.

Secondo Biden, "non è giusto che l'Arabia Saudita, la Russia e altri produttori non estraggano più petrolio, in modo che la gente possa comprarsi la benzina per andare al lavoro."

Aggiungendo poi che i prezzi "sono conseguenza di quello che è stato finora un rifiuto della Russia o dei Paesi dell'Opec di pompare di più."

A parte il fatto che Biden appartiene alla folta schiera di coloro che, un giorno sì e l'altro pure, invoca la fine dei conbustibili fossili a favore delle fonti rinnovabili (la coerenza, in politica, è evidentemente considerata un difetto), vi è certamente una componente di restrizione dell'offerta da parte dei produttori. Ma il rigonfiamento dei prezzi è dovuto anche alla forte ripresa della domanda (per di più drogata da stimoli fiscali) e, aspetto non trascurabile, alla enorme quantità di denaro che le banche centrali di tutto il mondo creano dal nulla e immettono nel sistema.

Un caso in cui non si può certo dire che si siano remore a pompare di più...


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