Scorie - Quale riforma fiscale è "giusta"?

Inserire sostenibilità ed ESG in qualsiasi cosa di cui si parli è oggi irrinunciabile per chiunque voglia essere preso sul serio e non discostarsi dal mainstream.

E così ecco che l'argomento della riforma fiscale non poteva essere affrontato senza un riferimento a questi mantra.

Per esempio, Paola Coppola sul Sole 24 Ore auspica "più spazio di progettualità di leve fiscali legate al binomio fiscalità e ambiente/sostenibilità (articolo 191 Tfue) con i tributi ambientali, con i quali contribuire alla tanto attesa transizione ecologica, per disincentivare pratiche scorrette e agevolare o premiare le best practices poste in essere a protezione e potenziamento delle condizioni di vita di cittadini, del clima, delle energie rinnovabili."

Cosa che peraltro già avviene, se si considerano i generosi incentivi alle riqualifizazioni energetiche o all'acquisto di veicoli ibridi o elettrici.

Devo dire, però che il passaggio più interessante mi è parso questo:

"Nell'ottica della «funzionalizzazione del diritto» andrebbero progettate norme con le quali concedere incentivi differenziati, sotto forma di crediti d'imposta o manovre/riduzioni sulle aliquote che, se ben programmati, armonizzati e controllati nel rispetto dei vincoli interni ed europei, rappresenterebbero una grande opportunità a vantaggio dello sviluppo e della competitività secondo giusti principi distributivi, ovvero in modo che gli aiuti progettati vadano indirizzati al raggiungimento degli obiettivi comuni. Le politiche di coesione rappresentano, del resto, gli ambiti in cui vanno individuate, all'interno dell'ordinamento giuridico integrato (nazionale/europeo), sia gli aiuti finanziari, che forme di fiscalità agevolata tollerate dai principi di fonte nazionale e sovranazionale."

A parte la forma un po' criptica quasi ai livelli del conte Mascetti (quello delle supercazzole in Amici Miei), l'uso della leva fiscale per incentivare determinati comportamenti presuppone che il legislatore sappia cosa è meglio per tutti quanti.

Tuttavia, essendo l'utilità strettamente soggettiva, ciò è semplicemente impossibile. Quello che si verifica in pratica, quindi, è l'identificazione di ciò che il legislatore ritiene "giusto" con ciò che tutti quanti ritengono sia giusto.

La tassazione "neutrale" non può esistere, ancorché vi siano indubbiamente forme meno distorsive di altre. Tutte le volte che si invoca l'uso della leva fiscale per incentivare qualche comportamento e disincentivarne altri, l'effetto distorsivo è destinato ad aumentare. Purtroppo.

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