Scorie - Il (non) rassicurante Pasquale

Come è noto, il sistema pensionistico pubblico italiano è basato su uno schema a ripartizione, nel quale i contributi versati da chi oggi lavora sono utilizzati per pagare le pensioni in essere. Si tratta, in sostanza, di uno schema Ponzi, anche se non è politicamente corretto dirlo.

Come tutti gli schemi Ponzi, anche quello pensionistico va in crisi se il numero di coloro che versano contributi si riduce rispetto al numero dei pensionati. A ciò si aggiunga la sostanziale stagnazione ormai quasi trentennale dell'Italia e non è difficile capire che per i pensionati di domani il quadro sia a tinte molto fosche.

Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, prova però a rassicurare tutti quanti, affermando:

"Non c'è un problema di deficit per l'Inps finché non c'è un problema di deficit per lo Stato. Nel 2018 proprio un intervento pubblico ha ripianato il debito dell'Istituto per circa 65 miliardi, a seguito della crisi che si è protratta tra il 2009 e il 2014."

In effetti periodicamente lo Stato tappa i buchi dell'Inps, ma questo non dovrebbe essere più di tanto rassicurante, soprattutto per i pagatori di tasse. I quali spesso sono anche pagatori di contributi all'Inps. In sostanza, il sistema non regge.

E non è poi che il bilancio dello Stato sia scarico di debito, tutt'altro. Ma i fautori della via alla felicità tramite deficit sono forse convinti che la sospensione del Patto di Stabilità coincida anche con una sospensione della realtà dei fatti, la quale, però, continua inesorabilmente a suggerire che la sostenibilità del debito pubblico italiano è artificiale, essendo basata sulla politica monetaria ultraespansiva della BCE.

Capisco che per molti la monetizzazione dovrebbe essere il modus operandi ordinario e perpetuo di una banca centrale, ma in quel caso prima o poi anche i meno perspicaci si renderebbero conto che all'aumentare della quantità di denaro creato dal nulla il suo potere d'acquisto tende a zero.

In definitiva, non c'è da stare poi così tranquilli.

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