Scorie - Savona dovrebbe sanzionare se stesso
Il discorso tenuto da Paolo Savona durante il suo primo incontro annuale con il mercato finanziario da quando è presidente della Consob (20 pagine di cui meno del 10% dedicato all'attività della Consob) è stato commentato per lo più con riferimento alle sue (classiche) elucubrazioni in merito alla sostenibilità del debito pubblico italiano, che sarebbe messa in dubbio per lo più a causa della struttura delle regole comunitarie.
Come dire: il debito pubblico italiano è bello e buono, ma viene dipinto come se fosse Calimero, creando disaffezione da parte degli stessi italiani, che dirottano altrove una parte del loro ingente risparmio.
A parte il fatto che una parte dei titoli di Stato prima detenuti direttamente dai risparmiatori domestici ora lo sono per il tramite di fondi comuni, fondi pensione e polizze vita, continuare a ripetere che si tratti per lo più di un problema a metà tra la rappresentazione distorta della realtà e l'egoismo teutonico che si oppone a contrastare la speculazione credo non porti ad alcuna soluzione.
Quando Savona afferma che si sarebbe potuto ridurre il debito pubblico in eccesso rispetto al 60% del Pil con tecniche "senza costi per nessuno e con vantaggio per tutti", sembra affermare che esistano pasti gratis, il che, detto da colui che presiede un'autorità tra i cui compiti vi è anche quello di tutelare i risparmiatori dalle truffe e dalle ciarlatanerie finanziarie, non mi pare il massimo.
Quando si deve ridurre il debito e non ci sono abbastanza attività da vendere (ossia da privatizzare), l'obiettivo si può ottenere solo tagliando le spese e/o aumentando le tasse. In un Paese intossicato di spesa pubblica, la seconda alternativa è stata purtroppo quella più seguita, ancorché inutilmente, dato che le tasse hanno sempre rincorso una spesa crescente. In ogni caso, qualcuno il conto lo deve pagare.
Sublime questo passaggio:
"Se il criterio di razionalità indicato venisse accettato a livello europeo e fosse rispettato dalle autorità di Governo, si restituirebbe ai debiti sovrani, incluso quello italiano, la dignità di ricchezza protetta che a essi attribuiscono giustamente gli investitori. Il raggiungimento di questa condizione allontanerebbe i sospetti sulla possibilità di insolvenza del nostro debito pubblico, oggettivamente infondati. L'affinamento delle politiche di intervento pubblico per fronteggiare le crisi di mercato e gli attacchi speculativi non paiono ancora sufficienti per i tempi di reazione e per l'esistenza di limiti quantitativi e temporali nell'attuazione."
Riassumendo: c'è irrazionalità perché non si segue la via saggiamente indicata da Savona per livellare i costi dei debiti pubblici che i cattivi speculatori, accanendosi contro i BTP, si ostinano a mantenere disallineati.
Ovviamente l'irrazionalità si suppone sia quella di chi dovrebbe, senza neppure storcere il naso, farsi carico del livellamento.
Ognuno può giudicare da che parte sia l'irrazionalità.
Commenti
Posta un commento