Scorie - E' vero: questo cambiamento non è un pranzo di gala

Alessandro Di Battista, pentastellato in panchina avvezzo a utilizzare toni aggressivi in quella che appare essere una inversa proporzionalità con il livello di conoscenza degli argomenti di cui si occupa, ha strigliato il ministro dell'Economia, reo di essere contrario ai MiniBot. 

Così Dibba:

"Io, a meno che il Ministro Tria, in pochissimi giorni, non trovi una soluzione alternativa, reputo molto intelligente la proposta dei Minibot."

Aggiungendo poi:

"Ma Tria l'ha letto il contratto di governo quando ha accettato di fare il Ministro dell'economia? A pag. 21 del  contratto, proprio rispetto ai debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese si parla di utilizzare 'strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio', ovvero i Minibot. Se poi Tria preferisce rispondere a Moscovici più che al Popolo italiano beh ce ne faremo una ragione."

I cofirmatari del suddetto contratto avrebbero forse invitato Tria a farsi eleggere prima di esprimere un parere dissenziente.

Ma ecco emergere l'animo da guerrigliero sudamericano:

"Un'Italia non più suddita di regole obsolete, dei diktat di Francia e Germania o del capitalismo finanziario evidentemente fa paura a molti e provocherebbe reazioni da chi ci tiene da decenni al guinzaglio. Francamente lo si sapeva. D'altro canto il cambiamento non è mai indolore, se è indolore non è vero cambiamento."

Tralasciando la prima parte, credo che Di Battista si sia lasciato sfuggire una triste realtà: non necessariamente si tratta di una regola generale, ma non dubito che il cambiamento portato da questi signori non sia indolore.

E la prospettiva di andare verso una qualche forma di ripudio del debito pubblico, che ovviamente per molti non sarebbe indolore, non può neppure essere vista come passaggio "rothbardiano" verso uno smantellamento dello Stato.

Al contrario, per questi signori ridurre oggi il costo del debito sarebbe solo un mezzo per fare più spesa pubblica, ossia per destinare
a ulteriore spesa parassitaria gli oltre 65 miliardi necessari a pagare gli interessi sul debito. Il che porrebbe le basi per tornare ad accumulare debito o, in caso di monetizzazione, a transitare verso una situazione venezuelana.

Aggiungendo dolore al dolore. Se possibile, no grazie.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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