Scorie - (Dis)parità
"Noi abbiamo bisogno che più imprese facciano della diversità di genere una
priorità quando assumono e promuovono."
(B. Obama)
Nel presentare una proposta di legge del partito democratico statunitense
volta a imporre la parità di retribuzione tra uomini e donne, Barack Obama
ha detto queste parole, che ovviamente hanno accelerato il battito cardiaco
degli egualitaristi politicamente corretti di ogni angolo del pianeta.
Alla base della proposta di imporre per legge l'ennesimo vincolo alla
libertà contrattuale vi è l'idea che due persone che fanno lo stesso lavoro
debbano essere retribuite in eguale misura, senza differenze di genere.
Un'idea che a prima vista parrebbe essere ineccepibile, ma che a mio parere
è da rigettare completamente.
Non solo non dovrebbero esservi vincoli e imposizioni legislative per
livellare la retribuzione tra due persone di diverso genere, ma neppure tra
due persone dello stesso genere. In altre parole, la retribuzione dovrebbe
essere null'altro che un elemento del contratto di lavoro stipulato su base
individuale tra datore di lavoro e lavoratore.
Non dovrebbe essere il legislatore a individuare il livello della
retribuzione, bensì il mercato. Il legislatore non può avere le conoscenze
per sostituirsi al parere del datore di lavoro nel valutare quanto pagare
una persona. Anche perché è il datore di lavoro che, se sbaglia
valutazione, ne paga le conseguenze. Se la retribuzione offerta è
insufficiente, una persona può cercare un altro lavoro meglio retribuito.
Questo a prescindere dal fatto che la retribuzione attuale sia superiore o
inferiore a quella percepita dai colleghi dello stesso genere o di diverso
genere.
L'effetto della parificazione per legge delle retribuzioni non è dissimile
da quello della fissazione di limiti minimi (o massimi) alle retribuzioni
stesse: precludere a un certo numero di persone di ottenere un lavoro. Si
dirà che la cosa è pur sempre superabile imponendo le cosiddette "quote
rosa". Ma anche quella sarebbe nulla di più che un intervento introdotto
per tentare di porre rimedio agli effetti di un intervento precedente.
Processo tipico di ogni interventismo, che ha uno sbocco naturale: passare
dal socialismo parziale al socialismo totale. A quel punto non solo si
potrà avere parità di retribuzione tra generi, ma anche tra lavori diversi.
La storia dovrebbe sconsigliare dall'incamminarsi lungo quella strada.
Eppure sono sempre tanti coloro che vorrebbero correre in quella direzione.
Ahimè.
priorità quando assumono e promuovono."
(B. Obama)
Nel presentare una proposta di legge del partito democratico statunitense
volta a imporre la parità di retribuzione tra uomini e donne, Barack Obama
ha detto queste parole, che ovviamente hanno accelerato il battito cardiaco
degli egualitaristi politicamente corretti di ogni angolo del pianeta.
Alla base della proposta di imporre per legge l'ennesimo vincolo alla
libertà contrattuale vi è l'idea che due persone che fanno lo stesso lavoro
debbano essere retribuite in eguale misura, senza differenze di genere.
Un'idea che a prima vista parrebbe essere ineccepibile, ma che a mio parere
è da rigettare completamente.
Non solo non dovrebbero esservi vincoli e imposizioni legislative per
livellare la retribuzione tra due persone di diverso genere, ma neppure tra
due persone dello stesso genere. In altre parole, la retribuzione dovrebbe
essere null'altro che un elemento del contratto di lavoro stipulato su base
individuale tra datore di lavoro e lavoratore.
Non dovrebbe essere il legislatore a individuare il livello della
retribuzione, bensì il mercato. Il legislatore non può avere le conoscenze
per sostituirsi al parere del datore di lavoro nel valutare quanto pagare
una persona. Anche perché è il datore di lavoro che, se sbaglia
valutazione, ne paga le conseguenze. Se la retribuzione offerta è
insufficiente, una persona può cercare un altro lavoro meglio retribuito.
Questo a prescindere dal fatto che la retribuzione attuale sia superiore o
inferiore a quella percepita dai colleghi dello stesso genere o di diverso
genere.
L'effetto della parificazione per legge delle retribuzioni non è dissimile
da quello della fissazione di limiti minimi (o massimi) alle retribuzioni
stesse: precludere a un certo numero di persone di ottenere un lavoro. Si
dirà che la cosa è pur sempre superabile imponendo le cosiddette "quote
rosa". Ma anche quella sarebbe nulla di più che un intervento introdotto
per tentare di porre rimedio agli effetti di un intervento precedente.
Processo tipico di ogni interventismo, che ha uno sbocco naturale: passare
dal socialismo parziale al socialismo totale. A quel punto non solo si
potrà avere parità di retribuzione tra generi, ma anche tra lavori diversi.
La storia dovrebbe sconsigliare dall'incamminarsi lungo quella strada.
Eppure sono sempre tanti coloro che vorrebbero correre in quella direzione.
Ahimè.
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