Scorie - Salvate il soldato Carlo
"Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la
copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della
spesa e il totale delle risorse già spese prima di essere state risparmiate
ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015… Se si utilizzano risorse provenienti
da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non
potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro."
(C. Cottarelli)
Circa otto mesi fa commentai le parole di Carlo Cottarelli, che dal FMI era
stato richiamato in patria dal governo Letta per fare il commissario
straordinario alla spending review. Cottarelli ipotizzava tagli di spesa
non nel 2015, ma già nel 2014 (si veda Scorie del 26 novembre 2013).
Oggi Cottarelli si sfoga, e ammonisce che il nuovo gioco politico è
diventato "autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata
attraverso future operazioni di revisione della spesa", oltre a concludere
che "se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per
aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per
ridurre la tassazione su lavoro". Parole che esprimono concetti
lapalissiani, ma che non mi meraviglierei se costassero a Cottarelli la
classificazione di "gufo", che nel lessico renziano è una sorta di anatema.
Pur lodando le intenzioni del commissario, concludevo quel pezzo del 26
novembre 2013 con queste parole: "Se il buon giorno si vede dal mattino,
anche quei 32 miliardi di riduzione di spesa resteranno un miraggio, al
pari della crescita del Pil all'1.1 per cento nel 2014 e addirittura a
circa il 2 per cento nel 2015 (a tale proposito, più che a sbattere i pugni
sul tavolo a Bruxelles, Letta avrebbe dovuto mandare Saccomanni a Zelig). E
la riduzione della tassazione resterà un argomento da campagna elettorale.
Nulla di nuovo, insomma."
Autocitarmi non è uno sport che pratico volentieri, ma credo che la
conclusione di allora sia ancora valida, sempre che qualcuno non voglia
credere al mantra renziano per cui la faccenda degli 80 euro e la
frazionale riduzione dell'Irap siano un abbassamento delle tasse. Al pari
della spesa, le tasse calano quando alla diminuzione di uno o due balzelli
non corrisponde un aumento di altri. Quello che ha fatto Renzi finora è
stato spostare in parte il carico, senza diminuirlo di un centesimo (anzi).
Il problema è che fra otto mesi quella conclusione sarà con ogni
probabilità ancora valida, o al più apparirà ottimistica.
copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della
spesa e il totale delle risorse già spese prima di essere state risparmiate
ammonta ora 1,6 miliardi per il 2015… Se si utilizzano risorse provenienti
da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non
potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro."
(C. Cottarelli)
Circa otto mesi fa commentai le parole di Carlo Cottarelli, che dal FMI era
stato richiamato in patria dal governo Letta per fare il commissario
straordinario alla spending review. Cottarelli ipotizzava tagli di spesa
non nel 2015, ma già nel 2014 (si veda Scorie del 26 novembre 2013).
Oggi Cottarelli si sfoga, e ammonisce che il nuovo gioco politico è
diventato "autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata
attraverso future operazioni di revisione della spesa", oltre a concludere
che "se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per
aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per
ridurre la tassazione su lavoro". Parole che esprimono concetti
lapalissiani, ma che non mi meraviglierei se costassero a Cottarelli la
classificazione di "gufo", che nel lessico renziano è una sorta di anatema.
Pur lodando le intenzioni del commissario, concludevo quel pezzo del 26
novembre 2013 con queste parole: "Se il buon giorno si vede dal mattino,
anche quei 32 miliardi di riduzione di spesa resteranno un miraggio, al
pari della crescita del Pil all'1.1 per cento nel 2014 e addirittura a
circa il 2 per cento nel 2015 (a tale proposito, più che a sbattere i pugni
sul tavolo a Bruxelles, Letta avrebbe dovuto mandare Saccomanni a Zelig). E
la riduzione della tassazione resterà un argomento da campagna elettorale.
Nulla di nuovo, insomma."
Autocitarmi non è uno sport che pratico volentieri, ma credo che la
conclusione di allora sia ancora valida, sempre che qualcuno non voglia
credere al mantra renziano per cui la faccenda degli 80 euro e la
frazionale riduzione dell'Irap siano un abbassamento delle tasse. Al pari
della spesa, le tasse calano quando alla diminuzione di uno o due balzelli
non corrisponde un aumento di altri. Quello che ha fatto Renzi finora è
stato spostare in parte il carico, senza diminuirlo di un centesimo (anzi).
Il problema è che fra otto mesi quella conclusione sarà con ogni
probabilità ancora valida, o al più apparirà ottimistica.
Commenti
Posta un commento