Scorie - Legalità o totalitarismo?
"L'evasione fiscale ha effetti distorsivi sull'allocazione delle risorse e
interferisce con il normale funzionamento della concorrenza nel mercato."
(P. C. Padoan)
In occasione del 240 anniversario della istituzione della Guardia di
Finanza, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha pronunciato le
parole che ho riportato, che poi non sono altro che un copia e incolla di
quello che tutti i suoi predecessori hanno detto in occasioni simili.
La narrazione di quelli che credono (o vogliono far credere) che il
problema dei problemi dell'Italia sia l'evasione fiscale si basa su alcuni
punti fissi, uno dei quali è proprio la presunta distorsione
sull'allocazione delle risorse e sulla concorrenza nel mercato.
Nei principali mezzi di informazione nessuno osa mettere in discussione i
mantra legalitari dei fautori della lotta all'evasione fiscale. E non mi
riferisco tanto al fatto che qualcuno potrebbe introdurre l'argomento della
difesa della proprietà dall'aggressione dello Stato, che pure trovo essere
il punto fondamentale da opporre ai tassatori e a chi (acriticamente) li
sostiene. Generalmente appaiono solo timide contestazioni circa le
complicazioni a cui va incontro il cosiddetto contribuente, ma se si tratta
di intervistare il ministro, o il capo della Guardia di Finanza, o
dell'Agenzia delle Entrate, l'intervistatore pone all'intervistato domande
in stile Fabio Fazio quando il suo ospite a Che Tempo che Fa è un esponente
del PD.
Eppure proprio in merito alla presunta distorsione che l'evasione fiscale
produrrebbe nell'allocazione delle risorse e nella concorrenza si potrebbe
evidenziare che ogni forma di interventismo, a partire da quello fiscale,
genera effetti distorsivi.
Non generano forse distorsioni l'aumento delle imposte a un settore o gli
sgravi a un altro settore? Non genera distorsioni la progressività sancita
dall'articolo 53 della costituzione? Non genera distorsioni perfino
l'ipotesi di una flat tax? Il fatto stesso che la variabile fiscale sia
spesso determinante nelle decisioni che consumatori e imprese si trovano ad
assumere tutti i giorni è una dimostrazione lampante di quanto domanda e
offerta subiscono distorsioni continue per via del fisco.
A questo punto i tassatori e coloro che li sostengono ricorrono in genere a
un altro pezzo forte del loro repertorio: la legalità, intesa come il
dovere di conformarsi a qualsivoglia provvedimento legislativo perché
assunto democraticamente e perché così prevede la costituzione.
Ma nessun provvedimento legislativo può rendere legittimo ciò che è
illegittimo. Può solo renderlo legale. Attenzione, però, a riempirsi la
bocca di democrazia, perché se la si intende come imposizione della volontà
(a prescindere da quanto essa sia legittima) di chi governa basta poco per
rendersi conto che ciò che viene comunemente definito democrazia non è
altro che una forma larvale di totalitarismo.
interferisce con il normale funzionamento della concorrenza nel mercato."
(P. C. Padoan)
In occasione del 240 anniversario della istituzione della Guardia di
Finanza, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha pronunciato le
parole che ho riportato, che poi non sono altro che un copia e incolla di
quello che tutti i suoi predecessori hanno detto in occasioni simili.
La narrazione di quelli che credono (o vogliono far credere) che il
problema dei problemi dell'Italia sia l'evasione fiscale si basa su alcuni
punti fissi, uno dei quali è proprio la presunta distorsione
sull'allocazione delle risorse e sulla concorrenza nel mercato.
Nei principali mezzi di informazione nessuno osa mettere in discussione i
mantra legalitari dei fautori della lotta all'evasione fiscale. E non mi
riferisco tanto al fatto che qualcuno potrebbe introdurre l'argomento della
difesa della proprietà dall'aggressione dello Stato, che pure trovo essere
il punto fondamentale da opporre ai tassatori e a chi (acriticamente) li
sostiene. Generalmente appaiono solo timide contestazioni circa le
complicazioni a cui va incontro il cosiddetto contribuente, ma se si tratta
di intervistare il ministro, o il capo della Guardia di Finanza, o
dell'Agenzia delle Entrate, l'intervistatore pone all'intervistato domande
in stile Fabio Fazio quando il suo ospite a Che Tempo che Fa è un esponente
del PD.
Eppure proprio in merito alla presunta distorsione che l'evasione fiscale
produrrebbe nell'allocazione delle risorse e nella concorrenza si potrebbe
evidenziare che ogni forma di interventismo, a partire da quello fiscale,
genera effetti distorsivi.
Non generano forse distorsioni l'aumento delle imposte a un settore o gli
sgravi a un altro settore? Non genera distorsioni la progressività sancita
dall'articolo 53 della costituzione? Non genera distorsioni perfino
l'ipotesi di una flat tax? Il fatto stesso che la variabile fiscale sia
spesso determinante nelle decisioni che consumatori e imprese si trovano ad
assumere tutti i giorni è una dimostrazione lampante di quanto domanda e
offerta subiscono distorsioni continue per via del fisco.
A questo punto i tassatori e coloro che li sostengono ricorrono in genere a
un altro pezzo forte del loro repertorio: la legalità, intesa come il
dovere di conformarsi a qualsivoglia provvedimento legislativo perché
assunto democraticamente e perché così prevede la costituzione.
Ma nessun provvedimento legislativo può rendere legittimo ciò che è
illegittimo. Può solo renderlo legale. Attenzione, però, a riempirsi la
bocca di democrazia, perché se la si intende come imposizione della volontà
(a prescindere da quanto essa sia legittima) di chi governa basta poco per
rendersi conto che ciò che viene comunemente definito democrazia non è
altro che una forma larvale di totalitarismo.
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