Scorie - Sulla bellezza delle tasse
"Quello che possiamo assicurare come Agenzia è il massimo impegno. Legando
le tasse alla cittadinanza e alla legalità si può trasmettere il messaggio
che "le tasse sono una cosa bella", come disse l'ex ministro dell'Economia,
Tommaso Padoa-Schioppa."
(R. Orlandi)
Rossella Orlandi ha sostituito Attilio Befera al vertice dell'Agenzia delle
entrate. Probabilmente desiderosa di apparire subito come una autentica
paladina della tassazione, Orlandi non ha avuto alcun timore di scadere
nella banalità, e ha pensato di ricorrere a un evergreen della retorica del
buon gabelliere: la citazione di Tommaso Padoa-Schioppa sulla bellezza
delle tasse.
Indubbiamente per chi appartiene da sempre (e conta di continuare ad
appartenere) alla schiera di coloro che John Calhoun definiva consumatori
di tasse, ogni tributo è bello e rappresenta fonte di sostentamento, quando
non di prosperità.
Credo però sia abbastanza indisponente affermare senza alcuna remora che le
tasse siano belle, quanto meno perché esiste anche la categoria (sempre
facendo riferimento a Calhoun) dei produttori di tasse. I quali saranno
probabilmente insensibili ed egoisti, ma solitamente non gioiscono quando
vengono istituite nuove tasse o inasprite quelle esistenti. Men che meno
sono pieni di giubilo quando le pagano. Insomma: non vanno a pagare le
tasse con lo stesso spirito con cui partono per una vacanza.
Dalle parole della signora Orlandi parrebbe di dover dedurre che le tasse
siano il collante che unisce i cittadini. A me pare vero il contrario: le
tasse dividono i cittadini tra coloro che producono e coloro che vivono
della produzione altrui.
Le tasse sono quanto di più divisivo possa esserci, mettendo gli uni contro
gli altri. Non a caso è piuttosto frequente sentire qualcuno invocare un
calo delle proprie tasse e un aumento di quelle altrui. Definire belle le
tasse non significa incentivare le persone a essere solidali con il
prossimo, ma a cercare di vivere alle spalle del prossimo, forzando gli
altri a essere solidali verso di sé.
Se il buongiorno si vede dal mattino, non mi meraviglierei se arrivassimo a
renderci conto che si stava meglio quando si stava peggio, ai tempi di
Befera.
le tasse alla cittadinanza e alla legalità si può trasmettere il messaggio
che "le tasse sono una cosa bella", come disse l'ex ministro dell'Economia,
Tommaso Padoa-Schioppa."
(R. Orlandi)
Rossella Orlandi ha sostituito Attilio Befera al vertice dell'Agenzia delle
entrate. Probabilmente desiderosa di apparire subito come una autentica
paladina della tassazione, Orlandi non ha avuto alcun timore di scadere
nella banalità, e ha pensato di ricorrere a un evergreen della retorica del
buon gabelliere: la citazione di Tommaso Padoa-Schioppa sulla bellezza
delle tasse.
Indubbiamente per chi appartiene da sempre (e conta di continuare ad
appartenere) alla schiera di coloro che John Calhoun definiva consumatori
di tasse, ogni tributo è bello e rappresenta fonte di sostentamento, quando
non di prosperità.
Credo però sia abbastanza indisponente affermare senza alcuna remora che le
tasse siano belle, quanto meno perché esiste anche la categoria (sempre
facendo riferimento a Calhoun) dei produttori di tasse. I quali saranno
probabilmente insensibili ed egoisti, ma solitamente non gioiscono quando
vengono istituite nuove tasse o inasprite quelle esistenti. Men che meno
sono pieni di giubilo quando le pagano. Insomma: non vanno a pagare le
tasse con lo stesso spirito con cui partono per una vacanza.
Dalle parole della signora Orlandi parrebbe di dover dedurre che le tasse
siano il collante che unisce i cittadini. A me pare vero il contrario: le
tasse dividono i cittadini tra coloro che producono e coloro che vivono
della produzione altrui.
Le tasse sono quanto di più divisivo possa esserci, mettendo gli uni contro
gli altri. Non a caso è piuttosto frequente sentire qualcuno invocare un
calo delle proprie tasse e un aumento di quelle altrui. Definire belle le
tasse non significa incentivare le persone a essere solidali con il
prossimo, ma a cercare di vivere alle spalle del prossimo, forzando gli
altri a essere solidali verso di sé.
Se il buongiorno si vede dal mattino, non mi meraviglierei se arrivassimo a
renderci conto che si stava meglio quando si stava peggio, ai tempi di
Befera.
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