Scorie - Non è lo Stato paternalista la soluzione
Ho iniziato tanti anni fa a commentare articoli o affermazioni che non condividevo e il materiale è sempre stato sovrabbondante. Questo capita quando si hanno idee minoritarie, come nel caso dei libertari, soprattutto se si trova interessante leggere o ascoltare chi la pensa diversamente.
Con alcuni autori vado a colpo sicuro, nel senso che so già a priori che la probabilità di trovare argomenti che non condivido è molto prossima al cento per cento. Per esempio economisti keynesiani o, peggio ancora, sostenitori della MMT. Oppure i cantori dell'ambientalismo talebano.
Con altri mi capita anche di trovare alcune cose condivisibili. Per esempio non sempre mi trovo in totale disaccordo con Adrian Wooldridge, uno dei certamente meno sinistrorsi che scrivono su Bloomberg Opinion.
Tuttavia da ultimo Woldridge ha scritto un articolo, riferito al Regno Unito, in cui giustifica, fino a elogiarlo, lo Stato balia, o paternalista che dir si voglia. Quello, cioè, che impone determinati comprtamenti o ne vieta altri per tutelare la salute delle persone.
Sarebbe favorevole a proibire le publbicità dei fast-food prima delle 9 di sera, aumentare le tasse su bevande zuccherate e sul cosiddetto cibo spazzatura, nonché promuovere campagne per l'esercizio fisico. Mi sono chiesto se appoggerebbe il limite dei 30 km orari che tanto ha fatto discutere (per usare un tiepido eufemismo) i bolognesi motorizzati nelle ultime settimane.
Scrive Woldridge:
"L'dea che lo Stato paternalista sia una cosa cattiva si basa sul presupposto che gli individui siano entità isolate e razionali, in grado di giudicare meglio di chiunque altro cosa sia nel loro interesse nel lungo termine. Questo non è mai stata una visione neppure lontanamente realistica della natura umana."
Questo è un errore in cui cadono in molti anche tra i liberali classici. In primo luogo non credo sia corretto considerare irrazionale ogni scelta che non corrisponde a ciò che si ritiene esserlo, soprattutto quando riguarda altri. In secondo luogo, se si accetta il ragionamento che la limitata razionalità delle persone giustifica un ruolo paternalista da parte dello Stato, ci si dovrebbe rendere conto che ci sarà sempre qualcuno che pretenderà di spingere un po' più in là i poteri di "correzione" di comportamenti ritenuti sbagliati. Fino alla distopia orwelliana di "1984".
Considerando la grande varietà di servizi offerti (a volte non richiesti e semplicemente imposti) dallo Stato, secondo Woldridge "è ragionevole che lo Stato abbia un interesse attivo nella vita delle persone". Aggiungendo che "le persone che mangiano troppo senza fare esercizio fisico non sono un pericolo solo per se stesse; impongono un costo al resto della popolazione. Uno Stato responsabile deve trovare un bilanciamento tra i diritti dell'individuo e quelli degli altri."
Dopodiché elenca i dati su obesità e i suoi costi extra per il servizio sanitario nazionale. Il chè semmai dovrebbe portare a mettere in discussione il servizio erogato a tutti con i soldi dei pagatori di tasse e finanziato in base al reddito e non in base all'utilizzo.
Anche perché dovrebbe esistere la libertà di scelta da parte di ogni persona su cosa fare, accettando la responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni. Ma Woldridge respinge questo argomento, perché "non considera le conseguenze inintenzionali delle decisioni altrui (per esempio un automobilista che subisce un incidente per colpa di un ubriaco alla guida). Non considera il modo in cui le persone potenti possono condizionare le nostre scelte."
E qui tira in ballo la pubblicità, internet, gli smartphone, il tutto per concludere che "è il paternalismo delle compagnie tech della Silicon Valley che oggi dovremmo temere perché ci dicono cosa volere e quando."
A mio parere il potere di quelle società è da temere più per la loro capacità di condizionare i legislatori che per il resto. Perché sono i legislatori a poter imporre con la forza cosa fare o non fare.
Ma per Wooldridge, occorrerebbe riconoscere che lo Stato paternalista è "un'opportunità per migliorare le nostre vite e liberarci dal potere esagerato delle grandi aziende e dei nostri appetiti di base."
In estrema sintesi, siccome ci sono persone che hanno comportamenti e abitudini che possono danneggiare fisicamente o economicamente altri, invece di far loro sopportare l'intero peso delle loro azioni, si preferisce imporre a tutti quanti di agire nel modo "giusto".
Temo che Wooldridge si accorgerebbe che c'è sempre qualcuno più salutista di lui. E allora, oltre a proibire alla gente di mangiare e bere quello che vogliono (figuriamoci fumare o assumere altre sostanze che creano dipendenza), magari arriverebbe al potere qualcuno che impone una attività fisica e una dieta da triatleta professionista.
Molto meglio sarebbe lasciare libere e responsabili le persone, applicando integralmente il principio di non aggressione. Molti, anche tra coloro che si definiscono liberali, preferiscono affidarsi allo Stato per "limitare" i comportamenti ritenuti sbagliati. Ignorando (o fingendo di farlo) che ogni dittatura sostiene di imporre alle persone cosa fare e cosa non fare per il bene di tutti.
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