Scorie - Tutti profittevoli con l'ESG?

In un articolo sul Sole 24 ore del lunedì, il notaio Angelo Busani commenta dei recenti orientamenti del Comitato notarile del Triveneto, che precisano che le clausole ESG possono essere inserite anche nello statuto di società a scopo di lucro e non solo in società benefit.

Tutto sensato, partendo dal presupposto che, in qualunque società, l'assemblea dovrebbe essere libera di inserire nello statuto tutte le previsioni che non siano in contrastro con il principio di non aggressione.

Ciò premesso, Busani chiude con una considerazione certamente "alla moda" di questi tempi, ma che può al più essere un'opinione personale e non una certezza.

A suo dire, infatti, "per effetto delle clausole di sostenibilità i diversi interessi coinvolti nell'esercizio dell'attività di impresa finiscono per connotare le modalità di svolgimento dell'azione imprenditoriale, generando un circolo virtuoso che, tramite il bilanciamento dell'interesse dei soci alla massimizzazione del profitto con quelli degli stakeholders della società (dipendenti, clienti, fornitori, residenti nel territorio ove l'impresa opera, eccetera), ottiene il risultato di integrare gli interessi sociali nel processo di sviluppo economico dell'impresa, consentendo nel lungo termine all'impresa stessa di differenziarsi sul mercato per queste sue caratteristiche e quindi di aumentare la propria produttività e la propria competitività."

In primo luogo, che si trati di un circolo virtuoso non è affatto scontato. Potrebbe anche finire per non esserlo, laddove qualche stakeholder ritenga che agli interessi di altri gruppi sia data priorità. E potrebbe capitare, per un eccesso di zelo, che a essere sacrificati siano gli interssi degli azionisti (cosa che, ragionevolmente, non capita nel caso di società interamente di proprietà di uno o pochi soggetti). 

In secondo luogo, non è affatto certo che l'inserimento di clausole ESG consenta all'impresa di differenziarsi sul mercato; potrebbe anche essere il contrario, se la maggior parte di esse si convertirà (non si sa quanto convintamente) alla religione ESG. Né è detto che la "conversione" porterà un aumento della produttività e della competitività.

Queste affermazioni sono tipiche di chi, per convinzioni personali o tornaconto professionale (quanti consulenti sperano di guadagnare con l'ESG?), vorrebbe vedere un numero crescente di imprese darsi all'ESG. Ma non vi è nulla che garantisca il risultato prospettato. Ha senso che siano inserita a chiusura di un commento (che dovrebbe essere) tecnico?

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