Scorie - Tra falso liberalismo e socialismo partecipativo

Non soni pochi coloro che hanno scritto libri sulle disuguagliaze, soprattutto negli ultimi anni. Che si analizzi il fenomeno guardando alla distribuzione dei redditi o a quella della ricchezza, poco cambia, generalmente, sia con riferimento all'individuazione delle cause, sia a quella dei (presunti) rimedi.

Quanto alle cause, è colpa del mercato, del quale si sostiene esserci un eccesso e, al temp stesso, una carenza di regolamentazione. Venendo ai rimedi, quasi invariabilmente si tratta di (ulteirori) virate verso il socialismo.

Quando l'autore è dichiaratamente socialista (nelle sue diverse varianti), non deve stupire che la ricetta proposta sia altrettanto socialista.

Il problema è che capita di imbattersi in autori definiti "liberali" che poi scrivono cose indistinguibili rispetto a quelle scritte da autori socialisti.

Per esempio, l'ultimo libro di Pier Luigi Ciocca ("Ricchi e poveri. Storia della diseguaglianza") contiene un atto d'accusa nei confronti della finanza e auspica un "socialismo partecipativo".

Da ex banchiere centrale ovviamente non individua nell'operato delle autorità monetarie una delle cause dell'aumento delle disuguaglianze.

Ciocca è keynesiano, come tanti in Italia, anche tra coloro che si considerano e sono considerati liberali. Fin da quando iniziai a interessarmi al liberalismo (prima di approdare al libertarismo), notai che in Italia i liberali, oltre a essere pochi, erano anche per lo più distanti dal liberalismo classico.

In sostanza, il loro liberalismo era molto spostato a sinistra. Mi sembrava che fosse ben applicabile al caso italiano quello che Ludwig von Mises descriveva nel suo "Liberalismo" in tema di stravolgimento del significato originario (e autentico) del termine.

Di questo ebbi conferma diversi anni fa, quando fui invitato a tenere un intervento sulla scuola Austriaca di economia alla scuola di liberalismo della Fondazione Einaudi. Nell'elenco dei relatori io ero indubbiamente sconosciuto a differenza degli altri. I quali, però, erano in maggioranza "finti" liberali. Tra costoro vi era anche Ciocca.

Se un liberale sente parlare di "socialismo partecipativo" qualche domanda dovrebbe porsela, a mio parere.

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