Scorie - Contrastare i cambiamenti climatici a spese altrui
Laurence Tubiana, francese, è stata ambasciatrice presso la Convenzione Quadro dell'ONU per il cambiamento climatico ed è amministratore delegato della European Climate Foundation. Che il suo orientamento sulle ambizioni europee in tema di contrasto al cambiamento climatico corrisponda a un entusiastico appoggio al piano "Fit for 55" non deve pertanto stupire.
A suo parere, il Green deal europeo "è una risposta alle richieste avanzate dagli elettori nelle ultime elezioni europee. Va dato atto alla Commissione di essere riuscita a mobilitare gli esperti legislativi e i tecnocrati in tempi più rapidi di qualsiasi altra istituzione al mondo. E, siccome il Green deal dell'Ue delineerà la politica economica nel mercato unico più grande del mondo, avrà il potenziale di definire delle norme a livello globale, delineando i contorni dell'economia del futuro con impatto zero sull'ambiente."
Che lo abbiano richiesto gli elettori non sarei sicuro. Non mi stupisce che la grande maggioranza delle persone preferisca vivere in un ambiente non inquinato e non soggetto a cataclismi per via dei cambiamenti climatici, ma non credo sia unanimemente condiviso il furore di certi ambientalisti, date le conseguenze.
Tubiana stessa sembra esserne consapevole:
"Come dimostra la crisi energetica che sta interessando la maggior parte dell'Europa, le preoccupazioni rispetto al pricing della CO2 sono elevate, anche se hanno contribuito solo in misura marginale al problema attuale. L'implementazione del piano "Fit for 55" solleverà diverse volte questo nodo. I legislatori dovranno affrontare questioni complesse e compromessi delicati nei casi in cui i prezzi più elevati delle emissioni di CO2 toccheranno i settori che interessano i portafogli dei cittadini, come il trasporto e il riscaldamento. Se si sommano queste sfide al compito di dover riqualificare interi segmenti della forza lavoro, in particolar modo nelle economie a uso intensivo di carburanti fossili, risultano evidenti i contorni delle battaglie politiche che l'Europa si troverà ad affrontare."
Serviranno molti soldi e questo riconduce sempre al debito e alle regole di finanza pubblica:
"È evidente che i governi europei dovranno accordarsi su un programma di investimenti in grado di attuare il Green deal contestualmente a una fase di consolidamento del debito. Ciò significa che dovremmo riconsiderare il significato reale di prestito e debito, a partire dall'anno venturo."
Quasi scontata la conclusione:
"Se la vera priorità è quella di conservare il pianeta per le generazioni future, ci sono ragioni evidenti per l'esclusione degli investimenti climatici dai calcoli del rapporto debito-Pil, così come per la revisione delle norme fiscali di breve termine."
Purtroppo (ma a mio parere per fortuna) il significato reale delle cose non cambia per volontà politica. Ogni debito va ripagato e qualcuno ne deve sopportare l'onere. Non mi stancherò mai di ripetere che nessuna esclusione contabile comporta l'inesistenza di un debito. E sarebbe sempre bene che la contabilità riflettesse la realtà, perché il caso contrario non può che essere foriero di disastri.
Gli effetti di una transizione calata dall'alto e decisa da persone che non ne sopporteranno le conseguenze si stanno già facendo sentire.
Dubito che gli elettori volessero questo.
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