Scorie - Perché il blocco del turnover non ha funzionato

Nelle analisi sui dati di finanza pubblica che Gianni Trovati scrive sul Sole 24Ore si trovano sempre spunti interessanti per approfondire i motivi dei mali cronici dell'Italia.

Per esempio, il quasi default di fine 2011 impose un blocco del turnover nel pubblico impiego, i cui effetti sono stati un invecchiamento dell'organico e un aumento dell'obsolescenza media delle competenze.

Non stupisce che la notevole capacità amministrativa richiesta dal PNRR (comunque la si pensi al riguardo) debba fare i conti con un organico inadeguato, soprattutto a livello di enti locali.

Secondo i dati publbicati dalla Ragioneria Generale dello Stato, commentati da Trovati, tra il 2012 e il 2022 la spesa per il personale pubblico è passata dal 9,8% al 9,3% del Pil. "Il reclutamento che corre nel tentativo di rimpiazzare le uscite non sembra avere altro fiato per il rafforzamento di settori strategici, mentre il boom dei concorsi impoverisce i settori che hanno meno da offrire in termini retributivi, a partire dagli enti locali", scrive Trovati. Che nota, peraltro, l'aumento tra i dipendenti della scuola pubblica, "che nonostante il calo degli studenti ha vissuto più tornate di assunzioni dal 2011 (oltre 60mila) al 2015 (86mila) fino al 2021 (53mila): anni in cui le priorità politico-sindacali hanno contato più delle strategie di lungo termine."

La considerazione di Trovati mi sembra condivisibile, ma non è l'aspetto che ritengo più interessante. 

La riduzione della spesa (peraltro di qualche decimale e in rapporto al Pil, perché in termini assoluti non è affatto così), ha senso e può essere efficace solo se associata a una riduzione del raggio d'azione dello Stato, nelle sue diverse articolazioni. Questo vale per la pubblica amministrazione, già tradizionalmente non sulla frontiera dell'evoluzione tecnologica, per usare un eufemismo. Ma anche nel settore privato, soprattutto in aziende di servizi, è improbabile che la sola automazione e digitalizzazione possano portare in modo generalizzato a un aumento dei volumi produttivi a fronte di una riduzione del personale, soprattutto se operata con blocco del turnover.

L'occasione mancata è quindi stata quella di operare una vera cura dimagrante per lo Stato, per fare la quale evidentemente non c'è mai stata una reale volontà da parte di nessuno di coloro che chiedono di essere votati. E in effetti dopo quelle misure iniziò la pratica della richiesta di "flessibilità" alla Commissione europea, ossia la possibilità di fare più deficit, con l'effetot collaterale della palla di neve che ingrossava il rapporto tra debito e Pil.

Nessun blocco del turnover può dare risultati strutturali se non si riduce il fabbisogno di personale. E il fabbisogno di personale lo si riduce solo riducendo il raggio d'azione della pubblica amministrazione. Ossia l'esatto contrario di quanto fatto in Italia (e non solo).

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