Scorie - Benefici potenziali, costi reali
Ci sono concetti nell'economia (mainstream) che, agli occhi di un profano, potrebbero apparire delle vere e proprie supercazzole. Una di queste è la crescita potenziale del Pil, che ovviamente non è osservabile. Si tratta, in sostanza, di quantificare quale sarebbe la crescita del Pil nel caso di pieno utilizzo dei fattori produttivi.
Il problema è che non è affatto certo che le relazioni che esistono in un dato momento e per date quantità di utilizzo dei fattori produttivi sarebbero le stesse anche in circostanze diverse. Quindi il profano non avrebbe tutti i torti.
Ma quel problema pare non avere mai preoccupato più di tanto i fautori dell'interventismo (più o meno dichiaratamente keynesiano), per raggiungere la piena occupazione.
Sergio De Nardis nota, per esempio, che secondo diversi metodi di stima il Pil potenziale dell'Italia sia aumentato negli ultimi anni grazie alla risposta di espansione fiscale per uscire dalla pandemia.
A suo dire, "il motivo apparentemente banale dell'accelerazione del potenziale italiano è semplicemente che la ripresa ciclica dell'economia è stata, dopo la pandemia, più intensa."
Inoltre, per evitare o contenere l'isteresi connessa a recessioni profonde "una veloce e aggressiva azione di stimolo è la risposta ottimale di politica economica, proprio per motivi di sostegno del potenziale."
Quindi, mentre a seguito delle doppie recessioni di un quindicennio fa si ebbe una reazione pro-ciclica "che favorì la susseguente netta perdita di potenziale", in occasione della pandemia "l'azione di stimolo anti-ciclico in recessione è stata forte e ha contrastato adeguatamente il rischio di ampia distruzione della capacità produttiva insito nella crisi sanitaria. Il fatto che tale azione non si sia esaurita con la recessione, ma sia proseguita nella successiva ripresa associandosi alle spese del Pnrr, ha favorito effetti di isteresi positivi di creazione di potenziale, rivelatisi benefici per compensare le precedenti perdite, attraverso l'espansione pro-ciclica degli investimenti che ha ampliato lo stock di capitale e l'emergere di opportunità di lavoro mai così abbondanti come negli ultimi anni."
Il tutto è stato possibile perché "sono venuti meno i vincoli di finanza pubblica per la sospensione delle regole europee e la minor pressione dei mercati, grazie anche agli acquisti della Bce."
Bontà sua, De Nardis riconosce che i "conti pubblici ne hanno risentito, gli effetti sul livello del debito sono consistenti. Sono giuste, quindi, attenzione e allerta nel quadro del ripristino di regole fiscali."
E infatti questo è sempre, in ultima analisi, il problema. Ogni stimolo ha effetti positivi sul breve termine. Ma non sono pasti gratis e, soprattutto, il costo rischia di superare di gran lunga i benefici. Il profano di cui sopra potrebbe osservare che, mentre il Pil potenziale non è osservabile, il debito prodotto dagli stimoli lo è, eccome se lo è. E lo sarà per anni.
Sia esso connesso a Superbonus (che in pochi hanno considerato fin dall'inizio un'assurdità che sarebbe costata cara, mentre i promotori asserivano che si sarebbe pagato da solo), sia esso legato al PNRR, che è pur sempre a debito per oltre 120 miliardi.
Il Superbonus, per esempio, secondo Istat il moltiplicatore del Superbonus sarebbe pari a 0,84, ossia inferiore all'unità. Altro che pagarsi da solo.
In ultima analisi, credo che sia illusorio aggrapparsi a misure non osservabili, soprattutto quando il rischio di avere effetti negativi tangibili sia quasi una certezza.
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