Scorie - Quella garanzia ha un costo

In Italia vi è una folta schiera di persone che individuano nella Cassa Depositi e Prestiti il veicolo ideale per raggiungere le loro finalità, per lo più stataliste, di promuovere investimenti in cui siano socializzati i rischi senza gravare, formalmente, sul debito pubblico.

Alcune proposte sono più elaborate di altre, ma la sostanza non cambia mai molto. Da ultimo, Luigi Sbarra e Riccardo Colombani della Cisl hanno rilanciato l'idea di mobilitare i famosi miliardi degli italiani fermi sui conti correnti bancari.

Partendo dal presupposto che occorra "costruire un solido Patto sociale, fondato su inclusione, sostenibilità e partecipazione", formula supercazzolesca tipica del linguaggio sindacalese, Sbarra e Colombani propongono di "costituire un Fondo di investimento nell'economia reale alimentato dal risparmio degli italiani. Risparmio che verrebbe tutelato da una garanzia statale integrale su di un ammontare massimo (per evitare speculazioni) a una certa scadenza, ferma restando la possibilità di realizzare plusvalenze. Il risparmio raccolto dovrebbe essere vincolato per un congruo periodo di tempo (lock up 3-5 anni). Andrebbe poi prevista la creazione di un mercato secondario per consentire la liquidabilità delle quote."

La gestione, manco a dirlo "andrebbe affidata a Cassa depositi e prestiti, prevedendo forme di partenariato incentivato con banche e assicurazioni aderenti al progetto."

Già, perché sui "correnti bancari e postali "dormono" 1.200 miliardi, che potrebbero fare la differenza se solo una loro frazione venisse destinata a impieghi produttivi. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane ammonta a 5mila miliardi: che cosa accadrebbe se una somma compresa tra 70 e 100 miliardi di euro, pari quindi all'1,5-2% del totale, affluisse verso le nostre imprese?"

Il tutto perché "la crescita di cui l'Italia ha bisogno non può venire che dal superamento dei vecchi steccati ideologici tra Stato e mercato e dal disegno di un nuovo modello economico e sociale fondato sulla partecipazione dei cittadini e sulla tutela dell'ambiente."

L'ultima pennellata green è ovviamente un must di questo periodo storico.

In sostanza, i risparmiatori avrebbero una garanzia statale sul capitale investito, fino a un ammontare massimo da stabilire. Però eventuali plusvalenze sarebbero totalmente a loro vantaggio.

Ora, la garanzia statale altro non sarebbe, tecnicamente, che un'opzione put regalata dallo Stato, ossia dai pagatori di tasse, agli investitori nel fondo in questione. Il valore di questa opzione, è a tutti gli effetti una passività per lo Stato, quindi ulteriore debito pubblico, a parità di altre condizioni. Suppongo che si cercherebbero modi fantasioni per contabilizzare a zero l'opzione in questione, ma si tratterebbe di falsificare le carte. 

E la realtà, piaccia o meno, finisce sempre per prevalere. Quindi se gli investimenti registrassero perdite, queste sarebbero a carico dei pagatori di tasse. Mi sembra allucinante che lo si debba ricordare in continuazione, ma la realtà è che i pasti gratis non sono mai esistiti e mai esisteranno.

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