Scorie - Non basterà neanche questo
Come è noto, il presidente turco Erdogan è convinto sostenitore (neofisheriano più o meno consapevolmente) che il modo migliore per ridurre l'inflazione dei prezzi al consumo consista nell'abbassare i tassi di interesse.
Il tutto nonostante da anni questa politica monetaria, imposta alla banca centrale a suon di sostituzione dei governatori non sufficientemente zelanti, abbia portato, come prevedibile e previsto, a una continua svalutazione della lira turca (in calo di circa 30 punti percentuali verso il dollaro da inizio 2022) e a un andamento dei prezzi al consumo fuori controllo (l'ultimo dato ufficiale, relativo al mese di novembre, segnala una crescita annua dell'84%).
Non deve stupire che, chi può, cerchi di accumulare asset in dollari o altre valute, sbarazzandosi delle lire. Per questo la banca centrale ha già da tempo imposto alle banche di detenere posizioni nette in valute estere non oltre il 20% del patrimonio netto. Un modo (sgangherato) per far confluire valute estere in banca centrale, a fronte di emissione di nuova base monetaria in lire.
E visto che le cose continuano ostinatamente a non andare come vorrebbe Erdogan, il limite è stato ora abbassato al 5% del patrimonio netto.
Un'altra mossa da disperati, che non risolverà il problema e che potrebbe costare la sconfitta elettorale al sultano l'anno prossimo.
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