Scorie - Se la botte è piena, la moglie non può essere ubriaca

Spesso ho l'impressione che molti europeisti a sud delle Alpi vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca. Da una parte vorrero maggiore integrazione fiscale a livello comunitario; dall'altra vorrebbero che fosse mantenuta autonomia decisionale sulla finanza pubblica da parte dei singoli governi nazionali.

Prescindendo da considerazioni in merito alla desiderabilità della maggiore integrità fiscale a livello Ue, credo che se i Paesi con i conti pubblici meno sgangherati acconsentiranno un giorno a procedere in tal senso, porranno come condizione un maggior controllo da parte delle istituzioni comunitarie, con poteri di indirizzo vincolanti per i singoli governi, a maggior ragione in presenza di debiti pubblici elevati e superiori alla media degli Stati aderenti.

Trovo quindi abbastanza stucchevoli gli articoli come quello di Stafano Micossi sul Sole 24 Ore nel quale l'autore, commentando la proposta della Commissione europea per la revisione del Patto di stabilità e crescita, paventa il rischio di ingerenze nelle politiche nazionali.

In sintesi, la proposta della Commissione prevede di istituire una sorveglianza sui conti pubblici simile a quella prevista per i PNRR, con obiettivi di rientro quadriennali e vincoli sulla spesa pubblica invece che sul deficit.

Il contesto da suk politico che ha caratterizzato da sempre le interlocuzioni tra la Commissione e i singoli governi verrebbe in qualche modo istituzionalizzato.

Posto che alcuni rilievi relativi sono condivisibili - per esempio quello relativo alla soggettività che inevitabilmente caratterizza valutazioni come quella sulla sostenibilità del debito pubblico - mi stupisce che Micossi sia perplesso dalla "trasformazione del Psc, una procedura che doveva salvaguardare l'Unione europea da comportamenti devianti eccezionali di qualche Stato membro, in una procedura di governo economico centralizzata che metterebbe nella mani della Commissione poteri senza precedenti di controllo delle politiche economiche nazionali. Ricordavo prima che il modello è quello delle procedure di Next Generation Eu. In quel caso, però, i Paesi membri hanno accettato di legarsi le mani in cambio di sostanziose erogazioni di fondi dall'Europa. Qui, invece, si chiede ai Paesi indebitati – cioè quasi tutti, data la soglia del 60% – come un nuovo assetto generale della politica economica in Europa. Mi pare che qui si sia perso il senso del limite."

Essendo io contrario agli interventi di politica fiscale a qualsiasi livello, trovo tuttavia abbastanza inevitabile che a fronte di una diluizione dei tempi di rientro da situazioni di debito eccessivo rispetto alle regole vigenti e ora sospese ci sia, in contropartita, una maggiore ingerenza nelle scelte da parte della Commissione.

Sarebbe illusorio aspettarsi qualcosa di diverso.

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