Scorie - (In)opportunità di business

Quando si parla di transizione green, chissà perché i sostenitori indicano grandi opportunità di business, al tempo stesso invocando incentivi (generalmente) miliardari da parte dei governi, ossia dei pagatori di tasse.

Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASVIS), critica la legge di bilancio in corso di predisposizione, perché "fa riferimento al 2025-2027, quindi al post Pnrr, ma non finanzia interventi per l'attuazione di regolamenti e direttive europee già approvate (case green, industry net-zero, rigenerazione della natura) che sono opportunità di business e di creazione di occupazione."

A me pare che ci sia qualcosa che non funziona in quanto sostenuto da Giovannini. Delle due l'una, infatti: o le opportunità di business sono reali, e allora non c'è bisogno di finanziamenti pubblici o sussidi, perché la prospettiva di realizzare profitti attira di per sé investimenti privati; oppure le opportunità di business sono politiche, quindi gli investimenti arrivano solo se incentivati, perché altrimenti non potrebbero generare profitti.

Nel secondo caso si tratterebbe, in un contesto di libero mercato, di malinvestimenti. 

Resta il fatto che, per l'appunto, ogni investimento che riceve supporto pubblico genera oportunità di business e occupazione per alcuni, ed è ciò che si vede (direbbe Bastiat); con il conto a carico di altri, che sono costretti a rinunciare a utilizzare quel denaro per altre finalità scelte volontariamente (ed è ciò che non si vede).

Nell'invocare supporto da parte dello Stato c'è sempre un misto di presunzione di sapere cosa sia bene per tutti, oltre alla ricerca della scorciatoia di usare la redistribuzione mediante coercizione fiscale invece di convincere soggetti privati a investire volontariamente.

Ma quando la partecipazione a una transazione non è volontaria da parte di tutti gli attori, il gioco non può essere a somma positiva. Le opportunità di qualcuno, in sostanza, sono costi per altri. Alcuni dei quali, in nome del verde, magari restano al verde. 


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