Scorie - Non basta farsi la propria agenzia di rating per diventare più solvibili

Mi ha incuriosito la notizia che sarà costituita la Africa Credit Rating Agency (AfCRA), una nuova agenzia di rating dell'Unione africana che secondo Akinwumi Adesina, presidente della Banca africana di sviluppo, sarà un "contrappeso alle agenzie di credito esistenti" che non sarebbero in grado o non vorrebbero capire in modo adeguato il reale rischio di credito di diversi emittenti sovrani africani.

L'obiettivo sarebbe quello di migliorare la conoscenza di questi emittenti da parte degli investitori, che si suppone finanzierebbero poi i debiti pubblici a condizioni meno onerose. 

Quello delle agenzie di rating è un esempio di come un servizio che nacque oltre un secolo fa su basi di mercato e per soddisfare l'esigenza dei finanziatori di conoscere lo stato di affidabilità dei debitori sia stato nel corso dei decenni rovinato dall'interventismo pubblico.

Se ne parlò molto in occasione della crisi del 2007/2008, allorquando i rating elevati attribuiti a cartolarizzazioni di mutui immobiliari subprime si rivelarono eccessivamente generosi.

Il fatto è che, nel corso del tempo, si era formato un oligopolio, con posizioni dominanti da parte di S&P, Moody's e Fitch. Il tutto non solo per via dell'adozione crescente da parte di investitori istituzionali, ma anche a causa della loro progressiva inclusione nella regolamentazione del settore finanziario.

La risposta alla crisi, dopo il default di Lehman Brothers, fu più o meno questa: grandi critiche alle agenzie di rating, e contestuale rafforzamento del ruolo dei rating nella gestione dei finanziamenti collateralizzati da parte delle banche centrali, oltre all'obbligo di assumere almeno due rating nelle operazioni di cartolarizzazione.

In pratica, un aumento delle opportunità di business per le agenzie fornito dalla regolamentazione. Per di più con barriere all'entrata poste dalle stesse autorità di vigilanza.

L'esatto contrario di quello che si sarebbe dovuto fare, a mio parere. Ossia restituire quel servizio al mercato e la sua fruizione resa su base volontaria.

Tutto ciò detto, all'epoca qualcosa di simile a quanto sta avvenendo adesso in Africa si verificò anche in Europa. 

Un aumento del numero di agenzie che forniscono il servizio sarebbe utile alla concorrenza, ma iniziative di stampo politico sono foriere di problemi. Ben venga una migliore e più completa informazione a favore degli investitori, ma il rischio è che si finisca per fare marketing politicamente motivato. 

E in realtà, ovviamente, non basta un'agenzia africana per rendere più solvibili i debitori di quel continente e convincere gli investitori a finanziarli a tassi di interesse più bassi.

L'effetto potrebbe essere quello di non migliorare le condizioni di finanziamento, generando al contempo un aumento dei costi connessi alla nuova agenzia. Non sarebbe una novità.

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