Scorie - La vittoria di Trump è solo una battuta d'arresto per il fronte woke

All'indomani delle elezioni presidenziali statunitensi (stra)vinte da Donald Trump, in molti si sono affrettati a identificare nel rigetto dell'eccessivo "wokeism" una delle motivazioni principali dell'esito elettorale.

In effetti diversi sondaggi post voto attestano che questa motivazione è in testa alle determinanti del successo di Trump, assieme all'inflazione che, in barba a uno dei provvedimenti legislativi più costosi dell'era Biden, non è stata ridotta a sufficienza per compensare la perdita di potere d'acquisto degli ultimi tre anni.

Io stesso, che di queste elezioni ho apprezzato la sconfitta di Harris più che la vittoria di Trump, ho sorriso alla evidente reazione da indigestione di DEI e altri fanatismi woke che si è manifestata alle urne.

Tuttavia Trump potrà cambiare qualcosa sulle follie dell'ambientalismo talebano, per esempio, ma difficilmente a livello di scuola e università cambierà qualcosa. La maggior parte dei docenti era e resterà dell'ala sinistra del partito democratico.

Forse ci sarà qualche revisione da parte della comunicazione delle grandi imprese, che peraltro avevano già dovuto constatare anche prima di queste elezioni che i consumatori ne avevano le scatole (per non essere scurrile) piene di birre con testimonial trans e utilizzo di linguaggi stupidamente inclusivi, che non facevano altro che escludere la maggioranza delle persone, tacciandole implicitamente di essere cavernicoli.

Anche se non libertari, credo che la maggior parte delle persone sia del tutto per il vivi e lascia vivere e accetti le scelte individuali, in fatto di gusti sessuali e altro, di qualunque adulto che si rapporti ad altri in relazioni volontarie. Senza però dover forzatamente glorificare tali scelte.

Credo, in definitiva, che il fronte woke abbia perso una battaglia, ma non sia affatto sconfitto in modo definitivo. Perché in fin dei conti il sistema educativo e anche l'informazione mainstream restano controllati da persone profondamente woke. Si tratta di una egemonia culturale ottenuta applicando alla lettera le idee di Antonio Gramsci. Qualcosa che una elezione non può cambiare, se non superficialmente.

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