Scorie - Spompati

Con puntualità svizzera, anche questo agosto è arrivata la polemica sui rincari dei carburanti, soprattutto sulla rete autostradale. Il tutto in concomitanza con l'introduzione del (demenziale) obbligo di esposizione dei prezzi medi da parte dei gestori delle stazioni di servizio.

Come sempre in questi casi, gli aunmenti dei prezzi sono dovuti in parte all'andamento dei prezzi della materia prima a livello internazionale, e in parte ai picchi di domanda, che nelle settimane in questione è evidentemente meno elastica rispetto al resto dell'anno.

Fatto sta che, tra i soliti comunicati delle associazioni di consumatori carichi di indignazione e invocazione di imposizione di prezzi amministrati e sanzioni ai benzinai da un lato, e autodifesa di questi ultimi dall'altro, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha emesso una nota precisando che "il prezzo industriale della benzina, depurato dalle accise, è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, come Francia, Spagna e Germania."

Il che conferma che, tra accise e Iva, il carico fiscale su ogni litro di carburante è maggiore in Italia che altrove (agli attuali livelli oltre 1,07 euro sul litro di benzina e quasi 73 centesimi su quello di gasolio). In pratica, la metà di quello che si paga facendo rifornimento va allo Stato.

Si può quindi puntare il dito contro i distributori, ma non sono costoro a intascare la fetta maggiore di un litro di carburante. E per lo meno i distributori offrono un servizio a fronte del prezzo pagato. Ma in mezzo c'è un "intermediario" che pretende circa la metà di tale prezzo, fingendo poi di ergersi a tutore di chi quel prezzo deve pagare.

Ovviamente tutti chiedono una riduzione delle accise, salvo poi essere contrari a questa o quella riduzione di spesa pubblica. Il che è semplicemente irrealistico. Il problema stesso della tassazione nasce dalla spesa pubblica: più è bassa quest'ultima, minore può essere la tassazione. E se si ritiene la tassazione una violazione del principio di non aggressione, non si può non essere contrari alla riduzione della spesa. Basta il buon senso per capirlo.

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