Scorie - Cambia lo strumento, non cambia il risultato
Da quando c'è stata la crisi dei debiti pubblici di alcuni Paesi dell'Area euro (Italia inclusa), appaiono periodicamente proposte di soluzioni più o meno miracolose per alleviare il problema del sovraindebitamento e del legame vizioso tra debito pubblico e bilanci delle banche.
Mentre le proposte di mutualizzazione più o meno esplicite sono rimandate immediatamente al mittente da chi dovrebbe pagare il conto al posto di altri, quelle che si basano su una qualche forma di ingegneria finanziaria, pur non avendo finora avuto successo, sono meno osteggiate.
Tra queste l'idea di cartolarizzare una parte dei debiti pubblici. Un veicolo europeo acquisterebbe titoli di Stato dei Paesi dell'Area euro in proporzione alle quote di partecipazione al capitale della BCE, come già avviene con il quantitative easing. Successivamente quei titoli fungerebbero da collaterale per una cartolarizzazione nella quale la tranche senior sarebbe destinata alle banche, mentre la mezzanina e la junior andrebbero ad altri investitori.
La tranche senior dovrebbe avere un rischio molto basso, di conseguenza verrebbe spezzato il circolo vizioso tra bilanci delle banche e debiti pubblici domestici.
Tra i proponenti c'è Marco Pagano, professore dell'Università di Napoli Federico II, secondo il quale "questi bond riuscirebbero davvero a ridurre il rischio sistemico in Europa. Perché le banche verrebbero rese più stabili, e con esse ne beneficerebbe l'intera economia."
Un paio di osservazioni.
In primo luogo, nessuno vieta oggi alle banche di comprare titoli di Stato di altri Paesi. Se le banche italiane preferiscono comprare titoli di Stato italiani e non tedeschi od olandesi il motivo è semplice: sui primi riescono ad avere un differenziale positivo tra rendimento del titolo e costo del suo finanziamento, mentre sui secondi no. In pratica, sui primi ottengono un margine di interesse positivo, sui secondi sarebbe negativo. Se la tranche senior della ipotetica cartolarizzazione avesse un rendimento poco superiore a quello dei titoli di Stato tedeschi, alle attuali condizioni le banche italiane avrebbero un margine negativo.
In secondo luogo, credo non vada sottovalutato il fatto che questa iniziativa segmenterebbe il mercato dei titoli di Stato domestici. Per di più, dubito che i Paesi che oggi hanno un basso (costo del) debito sarebbero entusiasti di un meccanismo di questo tipo.
Non a caso se ne parla da qualche anno senza arrivare a nulla, a parte documenti ufficiali più o meno lunghi e altrettanto inutili.
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