Scorie - La contestualizzazione dei numeri
Uno dei mantra recenti di Matteo Renzi è il seguente:
"Abbiamo iniziato a governare con un Pil stabilmente negativo, -2%, ora è a +1,6%."
Dopo solitamente aggiunge che tornando al governo vorrebbe portare la crescita del Pil oltre il 2% annuo, in buona sostanza facendo più deficit, che asuo parere è la "filosofia che aveva ispirato Maastricht."
In tal senso il 3% nel rapporto tra deficit e Pil andrebbe considerato un obiettivo e non un limite massimo. Un'idea che in Italia è, purtroppo, tanto diffusa quanto errata.
C'è un problema nella narrazione renziana, come spesso accade: non corrisponde alla realtà, se non parzialmente.
In primo luogo, la crescita tendenziale del Pil nell'ultimo trimestre 2013 fu pari al -0.8% annuo, ma Renzi, si sa, usa i decimali a seconda della convenienza. Oppure ritiene di aver governato anche quando a palazzo Chigi c'era Enrico "stai sereno" Letta.
In secondo luogo, e credo che sia il punto più importante, quando Renzi ha iniziato a governare il Pil cresceva in Italia 1.2 punti in meno che nella media dell'area euro. Adesso la differenza negativa è 1.1 punti. In pratica, l'Italia continua a crescere sempre oltre un punto meno della media dell'area euro e nell'ultimo trimestre nessun Paese dell'eurozona è cresciuto meno.
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