Scorie - Tra sogni e incubi europei

"Tutto quello che fino a ieri poteva apparire velleitario, oggi è assolutamente indispensabile. Mi verrebbe da dire: o lunedì o niente. O lunedì l'Europa si sveglia, coglie questa occasione, dimostra di saper reagire e di offrire una speranza fatta di cose concrete ai cittadini europei, o, subito dopo, dovrà constatare che sarà troppo tardi, sarà costretta a prendere atto di avere perso l'appuntamento con la storia."
(R. Napoletano)



Usando i toni drammatici degni delle grandi occasioni, all'indomani della Brexit Roberto Napoletano ha pubblicato in prima pagina del Sole24Ore, giornale che dirige, un editoriale scritto a caratteri da ipovedenti per sollecitare i principali Paesi della Ue a "svegliarsi".
 
Svegliarsi per fare cosa?
 
"L'Italia deve essere in prima linea con Germania, Francia e Spagna nel chiedere e ottenere un'Europa federale che metta in comune difesa, debiti e politiche espansive. Il sogno europeo non può che ripartire da qui se vuole ambire a diventare realtà. In fondo, ancora una volta, dipende molto da noi."
 
Come ho notato in altre circostanze, che da un Paese ingolfato di debito pubblico provengano sollecitazioni a mettere in comune debiti e politiche espansive (che di solito incrementano i debiti) è al tempo stesso indesiderabile e controproducente.
 
Indesiderabile, perché ritengo miope l'idea di risolvere i problemi semplicemente rimescolando le carte e redistribuendo gli oneri, senza in realtà fronteggiare le cause dell'incremento dei debiti.
 
Controproducente, perché è impensabile che qualcun altro si faccia carico dei debiti non suoi senza pretendere nulla in cambio. Crede davvero Napoletano che la Germania sarebbe allegramente disposta a mettere in comune il debito pubblico e le politiche espansive senza, di fatto, stabilire molto più di quanto faccia oggi (circostanza della quale i Napoletano d'Italia si lamentano) il contenuto delle politiche medesime?
 
Quanto al sogno europeo, parafrasando Bastiat, il superstato europeo è la grande illusione attraverso la quale tutti gli Stati cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri.
 
Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma una prospettiva del genere per alcuni è un sogno, per altri un incubo.


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