Scorie - Non ci sono pasti gratis e non è una questione di ideologia

"In una economia debole, inoltre, le banche hanno poche possibilità di scaricare i loro costi attraverso tassi più elevati. In Europa, dove la sperimentazione dei tassi di interesse negativi è la più avanzata, la sofferenza delle banche è chiaramente visibile. La soluzione è semplice. Si tratta di risolvere il problema della domanda insufficiente, non mediante il tentativo di allentare ulteriormente le condizioni monetarie, ma aumentando la spesa pubblica. I governi dovrebbero contrarre prestiti per investire in ricerca, istruzione e infrastrutture. Attualmente, tali investimenti costano poco, visti i bassi tassi di interesse. Investimenti pubblici produttivi potrebbero migliorare anche il rendimento di quelli privati, incoraggiando le imprese ad intraprendere ulteriori progetti."
(B. Eichengreen)

La soluzione è semplice, dice Barry Eichengreen. Ed è effettivamente semplice aumentare la spesa pubblica finanziata in deficit, soprattutto quando una banca centrale crea base monetaria e mantiene compressi i tassi di interesse.

Perché non approfittare dei tassi di interesse bassi per fare investimenti in ricerca, istruzione e infrastrutture? Sono investimenti che si pagherebbero da sé, prosegue la narrazione di Eichengreen, identica a quella di tutti i keynesiani di questo mondo.

Perché, dunque, non si fa quello che, in modo semplice, rilancerebbe le economie? Secondo Eichengreen il problema sono la mentalità ordoliberalista dei tedeschi e l'ostilità agli interventi del governo federale da parte dei repubblicani statunitensi, soprattutto quelli degli Stati del sud.

Si tratterebbe, quindi, di un pregiudizio ideologico. Ovviamente l'approccio retorico di Eichengreen sottintende che chi vede nella spesa pubblica in deficit la soluzione dei problemi sia del tutto scevro da condizionamenti ideologici.

Ognuno può pensarla come vuole, ma se l'argomento più convincente che si ritiene di avere è tacciare chi la pensa diversamente di avere pregiudizi ideologici, secondo me non si è molto credibili.

La spesa pubblica in deficit non è un esperimento mai tentato nella storia. Al contrario, è regolarmente praticata, dove più, dove meno, dai governi di tutto il mondo. E il fatto che il debito pubblico sia aumentato ovunque nel corso dei decenni dovrebbe far sorgere qualche dubbio a chi propone allegramente di fare altra spesa in deficit.

Si può anche stare a disquisire sulla qualità della spesa pubblica, ma il dato empirico più chiaro è che aumentare la spesa è facile (in questo Eichengreen è perfino lapalissiano), mentre è estremamente difficile che chi governa sia un deciso tagliatore di spesa pubblica.

E questo ha una spiegazione talmente logica da apparire evidente: l'obiettivo di chi governa è mantenere il consenso elettorale, e siccome la spesa pubblica beneficia delle persone in modo più netto di quanto siano individuabili i sacrifici di chi deve pagare il conto, l'incentivo del governante a tagliare la spesa è inesistente. Magari ne parla, ma difficilmente passa ai fatti, se non in rare eccezioni (subendo, peraltro, le critiche dei keynesiani).

Ciò vale a maggior ragione nella fase in cui la spesa è finanziata in deficit e non aumentando contemporaneamente le tasse. Il conto, in questo caso, è posto a carico di chi le tasse le pagherà in un futuro più o meno distante. Perché una cosa è certa: nessun pasto è gratis, per cui qualcuno il conto, prima o poi, lo deve pagare.

Chi parla di "spazio fiscale" per incrementare la spesa in deficit conta sul fatto che, essendo oggi i tassi di interesse particolarmente bassi, basti poca inflazione (soprattutto se paragonata con quella degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso) per erodere anche significativamente il peso del debito. In tal caso il conto sarebbe in gran parte a carico di chi finanzia il deficit acquistando titoli del debito pubblico.

Ma si tratterebbe pur sempre di una forma di tassazione. Chi vi si oppone, semplicemente ritiene che la soluzione dei problemi economici non consista nel prendere a prestito dal futuro la crescita del Pil scaricando l'onere su chi verrà o su chi finanzia il debito.

E se questa per Eichengreen è una posizione ideologica, altrettanto si potrebbe dire di chi ritiene corretto fare debito scaricandolo sulle generazioni future o erodendone il peso reale mediante inflazione. Con una differenza significativa: in un caso la posizione non nuoce al diritto di proprietà di alcuno, nell'altro sì, senza neppure risolvere i problemi.


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