Scorie - The (bad) conscience of a liberal (41)

"Ma tanti, troppi detrattori di Trump scelgono apparentemente di contestarlo su qualcosa che in realtà non è vera, e cioè che una svolta protezionistica provocherebbe la perdita di moltissimi posti di lavoro. Mi dispiace, ma è una tesi che non trova giustificazione né a livello teorico né a livello storico. Il protezionismo riduce le esportazioni mondiali, ma riduce anche le importazioni mondiali, perciò l'effetto complessivo sulla domanda è insignificante."
(P. Krugman)

Paul Krugman è da sempre il prototipo del liberal americano, vicino al partito democratico, preferibilmente non alla parte più centrista dello stesso. Facendo ormai molto più l'opinionista che l'economista, Krugman è solito dare dei deficienti a tutti i repubblicani, sia quelli il cui nome è sulle schede elettorali, sia quelli che votano per questi ultimi.

Occupandosi delle critiche che molti di coloro che la pensano più o meno come lui rivolgono a Donald Trump, sostiene che criticare il protezionismo evocato da costui sia sbagliato da un punto di vista economico.

Ragionando a livello mondiale, Krugman sostiene che diminuirebbero tanto le importazioni quanto le esportazioni, per cui l'effetto complessivo sulla domanda sarebbe insignificante. Ciò che è implicito nell'affermazione di Krugman è che in un mondo di economie più autarchiche la produzione di beni e servizi sarebbe la stessa, solo che ognuno comprerebbe e venderebbe nel proprio Paese.

Senza scomodare Ricardo, a me pare evidente che la posizione di Krugman sia errata. Non esistono dappertutto le condizioni ottimali per produrre un determinato tipo di bene, altrimenti non ci sarebbe nessun commercio internazionale. E il fatto che servano misure protezioniste per impedire o limitare gli scambi internazionali significa che, in assenza di tali misure, quegli scambi avverrebbero, evidentemente perché ritenuti convenienti da compratori e venditori.

Ogni misura protezionista genera un effetto redistributivo, beneficiando un gruppo di soggetti a spese degli altri. Ma, come osservava lucidamente Bastiat, chi beneficia della protezione si vede, mentre il danno prodotto dalla protezione è meno visibile.

I posti di lavoro domestici salvati dal protezionismo si vedono, ma i posti di lavoro non creati per via dei costi del protezionismo non si vedono.

Ciò detto, ragionando come Krugman si dovrebbe ritenere non dannoso il protezionismo anche tra regioni, province, comuni e, perché no, quartieri.

Se questo pare assurdo, è perché è assurdo il protezionismo.


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