Scorie - Lo si può chiamare diversamente, ma rimane deficit
"La Francia deve affrontare gravi atti di terrorismo e deve affrontare spese supplementari che non devono avere lo stesso trattamento delle altre ed il principio vale anche per gli altri paesi."
(J. C. Juncker)
All'indomani dei nuovi attacchi terroristici a Parigi, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha dato il via libera politico agli Stati membri per aumentare le spese per la sicurezza senza che queste siano conteggiate nel deficit ai fini della verifica del rispetto del limite del 3 per cento nel rapporto con il Pil.
Come era prevedibile, tutti i governi hanno accolto positivamente la dichiarazione di Juncker. Non voglio in questa sede addentrarmi sulla questione dell'aumento delle spese pubbliche per la sicurezza, limitandomi a evidenziare che aumentare una voce di spesa, magari assumendo centinaia o migliaia di persone, è sempre facile, mentre un successivo ridimensionamento nel caso in cui (come ci si dovrebbe augurare) cessasse l'emergenza, è sempre politicamente molto complesso.
Ciò che mi interessa sottolineare è che politicamente si può anche stabilire che una spesa finanziata in deficit non costituisca deficit, ma ciò non toglie che quelle somme vadano reperite. E se oggi incrementano il deficit, ancorché non contabilmente, significa che per finanziarle è necessario emettere titoli di Stato, che vanno ad aumentare lo stock di debito.
Quel debito in qualche modo dovrà essere ripagato. E i modi sono sempre gli stessi: maggiori tasse o minori spese. Nella tradizione italiana si tratta quasi sempre di maggiori tasse. Le quali possono essere esplicite, oppure occulte, mediante un aumento dell'inflazione.
In ogni caso, nessun Juncker può inventare pasti gratis: qualcuno prima o poi dovrà pagare il conto.
(J. C. Juncker)
All'indomani dei nuovi attacchi terroristici a Parigi, il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha dato il via libera politico agli Stati membri per aumentare le spese per la sicurezza senza che queste siano conteggiate nel deficit ai fini della verifica del rispetto del limite del 3 per cento nel rapporto con il Pil.
Come era prevedibile, tutti i governi hanno accolto positivamente la dichiarazione di Juncker. Non voglio in questa sede addentrarmi sulla questione dell'aumento delle spese pubbliche per la sicurezza, limitandomi a evidenziare che aumentare una voce di spesa, magari assumendo centinaia o migliaia di persone, è sempre facile, mentre un successivo ridimensionamento nel caso in cui (come ci si dovrebbe augurare) cessasse l'emergenza, è sempre politicamente molto complesso.
Ciò che mi interessa sottolineare è che politicamente si può anche stabilire che una spesa finanziata in deficit non costituisca deficit, ma ciò non toglie che quelle somme vadano reperite. E se oggi incrementano il deficit, ancorché non contabilmente, significa che per finanziarle è necessario emettere titoli di Stato, che vanno ad aumentare lo stock di debito.
Quel debito in qualche modo dovrà essere ripagato. E i modi sono sempre gli stessi: maggiori tasse o minori spese. Nella tradizione italiana si tratta quasi sempre di maggiori tasse. Le quali possono essere esplicite, oppure occulte, mediante un aumento dell'inflazione.
In ogni caso, nessun Juncker può inventare pasti gratis: qualcuno prima o poi dovrà pagare il conto.
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