Scorie - La tendenza di ogni schema Ponzi (previdenziale)
"I pensionati non devono preoccuparsi: le pensioni dell'Inps sono erogate a fronte di leggi dello Stato. Se l'Inps dovesse fallire, ci sarà lo Stato… c'è un diritto soggettivo fissato dalla legge."
(T. Boeri)
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, invita i pensionati a non preoccuparsi dei disastrati bilanci dell'ente previdenziale pubblico (il 2015 dovrebbe chiudersi con un disavanzo di circa 9 miliardi, secondo lo stesso Boeri). Caso mai l'Inps dovesse fallire, ci penserebbe lo Stato, come in parte già avviene, a tappare i buchi.
Ovviamente lo Stato, non essendo creatore di ricchezza, le risorse per tappare i buchi dell'Inps le deve trovare da qualche parte. I tecnici la chiamano "fiscalità generale", che in volgare può essere tradotto: il conto è a carico dei pagatori di tasse.
Come ho già sostenuto in altre occasioni, il problema di qualsiasi sistema a ripartizione (non dissimile da uno schema Ponzi) è che un deterioramento della dinamica demografica conduce verso l'insolvenza. Inizialmente si può, appunto, illudere i pensionati che ci sarà sempre qualcun altro che paga il conto. Di conseguenza, si aumenta ripetutamente il prelievo a carico di chi paga tasse e contributi.
Ma con l'andare del tempo, se la demografia non inverte la tendenza, il carico diventa inevitabilmente insostenibile per i sempre meno pagatori in attività. A quel punto non c'è diritto soggettivo fissato dalla legge che tenga. Teoricamente sarebbe possibile adottare la via spesso invocata per tante altre cose, ossia la monetizzazione. Ma, a ben vedere, si tratterebbe solo di una forma diversa di insolvenza, con l'aggravante che, in casi estremi, porterebbe all'iperinflazione e al collasso del sistema economico, non solo pensionistico.
Gli attuali settantenni possono sperare di farla franca, soprattutto se non saranno troppo longevi. Per i più giovani, invece, qualche sorpresa più o meno amara è da mettere in conto. Ovviamente nessun presidente dell'Inps lo ammetterà mai, per non generare panico. Ma nessun debitore, fino all'ultimo, riconosce di essere diretto verso l'insolvenza.
(T. Boeri)
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, invita i pensionati a non preoccuparsi dei disastrati bilanci dell'ente previdenziale pubblico (il 2015 dovrebbe chiudersi con un disavanzo di circa 9 miliardi, secondo lo stesso Boeri). Caso mai l'Inps dovesse fallire, ci penserebbe lo Stato, come in parte già avviene, a tappare i buchi.
Ovviamente lo Stato, non essendo creatore di ricchezza, le risorse per tappare i buchi dell'Inps le deve trovare da qualche parte. I tecnici la chiamano "fiscalità generale", che in volgare può essere tradotto: il conto è a carico dei pagatori di tasse.
Come ho già sostenuto in altre occasioni, il problema di qualsiasi sistema a ripartizione (non dissimile da uno schema Ponzi) è che un deterioramento della dinamica demografica conduce verso l'insolvenza. Inizialmente si può, appunto, illudere i pensionati che ci sarà sempre qualcun altro che paga il conto. Di conseguenza, si aumenta ripetutamente il prelievo a carico di chi paga tasse e contributi.
Ma con l'andare del tempo, se la demografia non inverte la tendenza, il carico diventa inevitabilmente insostenibile per i sempre meno pagatori in attività. A quel punto non c'è diritto soggettivo fissato dalla legge che tenga. Teoricamente sarebbe possibile adottare la via spesso invocata per tante altre cose, ossia la monetizzazione. Ma, a ben vedere, si tratterebbe solo di una forma diversa di insolvenza, con l'aggravante che, in casi estremi, porterebbe all'iperinflazione e al collasso del sistema economico, non solo pensionistico.
Gli attuali settantenni possono sperare di farla franca, soprattutto se non saranno troppo longevi. Per i più giovani, invece, qualche sorpresa più o meno amara è da mettere in conto. Ovviamente nessun presidente dell'Inps lo ammetterà mai, per non generare panico. Ma nessun debitore, fino all'ultimo, riconosce di essere diretto verso l'insolvenza.
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