Scorie - The (bad) conscience of a liberal (32)

"È vero che le politiche correnti, se continuassero a essere applicate come
adesso, finirebbero con ogni probabilità, tra molto tempo, per sfociare in
un buco nei conti pubblici insostenibile (cioè un buco che non potrebbe
andare avanti all'infinito)... Presto o tardi ci sarà una qualche
combinazione di riduzione delle prestazioni sociali e/o incrementi delle
entrate. Sostenere che questo voglia dire che gli Usa sono in bancarotta è
un'iperbole; e soprattutto non è utile. Che fare allora? La risposta che
degli allarmisti da debito è una: ridurre le prestazioni sociali future. Ma
non si capisce per quale motivo dovremmo farlo subito. La logica sembra
essere questa: dobbiamo tagliare le prestazioni future per evitare tagli
alle prestazioni in futuro. Ho chiesto chiarimenti più volte su questo
punto, ma nessuno me le ha mai fornite. Si potrebbe sostenere che è meglio
evitare cambiamenti bruschi, che è meglio tornare alla sostenibilità senza
scossoni. Ma come argomentazione per giustificare tutto questo battersi il
petto su bancarotte e crisi, sembra un po' pochino."
(P. Krugman)

Il proverbio dice che non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. A me
pare evidente che a Krugman i chiarimenti sul perché un sistema di welfare
che è già squilibrato debba essere rivisto oggi senza aspettare la totale
bancarotta in futuro siano stati forniti a più riprese. Ma ha l'abitudine
di considerare stupidi tutti quelli che la pensano diversamente da lui,
quindi se quello che gli viene detto non gli piace, finge di non averlo
sentito. E non è abituato ad argomentare la propria posizione in un
contraddittorio. Semplicemente lui dice quello che pensa in modo dogmatico,
e quello che gli viene risposto o è allineato al suo pensiero, oppure,
appunto, è frutto di una mente stupida.

Prendiamo il caso in questione: Krugman non nega (sarebbe troppo anche per
lui) il sistema di prestazioni sociali sia destinato a generare un buco nei
conti pubblici insostenibile. Però è convinto che questo avverrà tra molto
tempo, per cui è bene non preoccuparsene troppo adesso.

Personalmente ritengo una grave sciagura storica l'istituzione del welfare
state, che ha avuto l'effetto di deresponsabilizzare gli individui e acuire
la tendenza a vedere nello Stato (alla fin fine, negli altri) il soggetto
che deve farsi carico delle soluzioni ai propri problemi, oltre a
sostituire una solidarietà coercitiva a una volontaria.

Ma pur prescindendo da questo punto di vista e prendendo atto del fatto che
il welfare state esiste, è evidente che lo squilibrio attuale e soprattutto
prospettico ne impone quanto meno un ripensamento. Quelli che Krugman
etichetta come "allarmisti da debito" non fanno altro che sostenere
l'esigenza di mettere mano alla questione oggi invece di aspettare che il
sistema imploda.

La posizione di Krugman contiene un evidente disprezzo verso coloro – e
sono tanti, dopo decenni in cui le persone sono state abituate a dare per
scontato l'intervento dello Stato – che non sono consapevoli del reale
(pessimo) stato del welfare state.

A suo dire è "un po' pochino" argomentare che "è meglio evitare cambiamenti
bruschi, che è meglio tornare alla sostenibilità senza scossoni". In
pratica, contrariamente al buon senso, Krugman sostiene il motto "non fare
oggi quello che domani sarà troppo tardi fare".

Poi dà degli stupidi agli altri…

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