Scorie - Non c'è da spostare, ma da tagliare

"L'idea del governo è duplice: semplificare drasticamente il sistema
tributario, semplificando la vita del contribuente onesto, spostare il
carico fiscale che purtroppo c'è, in modo che a parità di gettito, ci sia
più crescita e lavoro. La riforma fiscale, deve essere vista nella sua
strategia complessiva che coerentemente a quanto avviene in altri paesi
tende a spostare il peso dal lavoro e dall'impresa alla ricchezza
finanziaria."
(P. C. Padoan)

Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia, sostiene che il governo
semplificherà presto la vita del "contribuente onesto". Oltre alla
semplificazione, l'obiettivo è quello di avere un sistema fiscale che
consenta una maggiore crescita del Pil, quindi, a parità di gettito, una
pressione fiscale complessiva inferiore. Padoan aggiunge che il peso del
fisco dovrebbe essere spostato "dal lavoro e dall'impresa alla ricchezza
finanziaria", come avviene altrove.

Se da un lato può essere apprezzato il fatto che, rispetto al presidente
del Consiglio, Padoan non vada dicendo spudoratamente che il governo sta
abbassando le tasse, dall'altro credo non sia malriposto un certo mix di
scetticismo e avversione nei confronti dei propositi del ministro (e del
governo).

Scetticismo per quanto riguarda la semplificazione, perché finora tutti i
governi ne hanno parlato e le cose si sono sempre più maledettamente
complicate, invece di semplificarsi.

Avversione con riferimento all'idea di fondo di (continuare a) spostare il
carico fiscale, senza pensare di alleggerirlo in modo sostanziale e per
tutti. Emblematico al riguardo credo sia l'oblio nel quale è caduto il tema
della riduzione della spesa pubblica. Si è passati da proclami di tagli
miliardari al silenzio totale, interrotto qualche giorno fa dal commissario
Cottarelli, il quale ha ricordato che spegnendo le luci quando non servono
si potrebbero risparmiare 200 milioni. Tutto lodevole, per carità, ma a
colpi di 200 milioni su oltre 800 miliardi di spesa (di cui circa la metà
ritenuta aggredibile anche dagli statalisti) dubito che si possa andare
molto lontano. Certamente non si avrà mai quella riduzione di spesa che
consenta un reale abbassamento della pressione fiscale senza peggiorare i
già disastrati conti pubblici.

Se poi l'idea deve essere quella di spostare il carico fiscale, come già si
è iniziato a fare, da lavoro e impresa alla ricchezza finanziaria (che in
molti casi altro non è che risparmio faticosamente accumulato con anni di
sacrifici), è bene ricordare che già oggi in Italia il peso del fisco sui
redditi e i patrimoni di natura finanziaria non è affatto lieve, se si
escludono i titoli di Stato. Tra bolli (definizione neolinguistica di
patrimoniale) e imposte su interessi e plusvalenze il fisco può pesare
anche fino al 40 per cento.

Se a qualcuno pare poco…

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