Scorie - Illusionismo finanziario (2/3)
Secondo Cattaneo i certificati "non sono debito. Lo Stato non li
rimborserà, ma li accetterà per qualsiasi pagamento: è moneta, non debito.
Rispetto al contante tradizionale, però, l'utilizzo è differito di due
anni. Il differimento serve perché al momento dell'utilizzo i certificati
ridurranno gli euro incassati dallo Stato. Finanzio quindi un calo delle
imposte emettendo una "simil-moneta" utilizzabile nei confronti dello Stato
italiano, non in tutta l'area euro. E poiché l'Italia non rimborserà i
certificati in cash, (s'impegna solo ad accettarli in pagamento) ed è sui
debiti da pagare cash che abbiamo vincoli con la Ue, in sede europea non vi
sono valide ragioni per opporsi. Con i certificati non stiamo chiedendo
nulla a nessuno, ci stiamo attrezzando per portare la nostra economia a
regime".
Ora, a parte il fatto che in ambito UE qualche contrarietà potrebbe pure
emergere (ma non è di questo che mi interessa occuparmi), la spiegazione di
Cattaneo non mi sembra rimuovere i motivi di perplessità. La sua idea pare
essere quella di dare una forte spinta all'economia in stile keynesiano (e
in effetti vedremo oltre che, alla fine, sempre a Keynes si arriva con
questi giochetti a cavallo tra debito e moneta), in modo tale da fare
aumentare il Pil grazie alla maggior spesa di imprese e lavoratori,
riassorbendo poi i certificati a partire da due anni dopo l'emissione,
quando potranno essere usati per effettuare pagamenti verso la pubblica
amministrazione (tipicamente: tasse).
Secondo Cattaneo, "bisogna guarire il malato, i cerotti non servono… In un
paio d'anni il malato sarà rimesso in sesto". Ed ecco, come era
inevitabile, la citazione del maestro di tutti questi inventori di
soluzioni magiche: "Per citare Keynes ai tempi della Grande Depressione,
l'auto ha solo la batteria scarica. Sostituendola è in grado di funzionare,
esattamente come prima. Con una spesa a deficit del 6,8% nel 2013 in Italia
il Pil reale sarebbe cresciuto del 2% rispetto al 2012".
Alla fine, gira e rigira, è nella spesa in deficit che viene individuata la
soluzione ultima. E i certificati di credito fiscale altro non sono se non
uno stratagemma per consentire allo Stato di fare deficit senza definirlo
tale. Secondo Cattaneo il deficit sarebbe temporaneo (per tutti i
keynesiani, dal maestro in giù, il deficit è sempre temporaneo ex ante,
peccato non lo sia mai stato ex post, e peccato anche che il riassorbimento
del debito accumulato sia sempre avvenuto mediante massicce dosi di
inflazione e repressione finanziaria); con l'economia "a regime" lo Stato
otterrebbe un maggior gettito fiscale senza più dover emettere questi
certificati.
Vissero tutti felici e contenti, dunque? A me pare ancora di no.
Di questo mi occuperò nella parte conclusiva.
rimborserà, ma li accetterà per qualsiasi pagamento: è moneta, non debito.
Rispetto al contante tradizionale, però, l'utilizzo è differito di due
anni. Il differimento serve perché al momento dell'utilizzo i certificati
ridurranno gli euro incassati dallo Stato. Finanzio quindi un calo delle
imposte emettendo una "simil-moneta" utilizzabile nei confronti dello Stato
italiano, non in tutta l'area euro. E poiché l'Italia non rimborserà i
certificati in cash, (s'impegna solo ad accettarli in pagamento) ed è sui
debiti da pagare cash che abbiamo vincoli con la Ue, in sede europea non vi
sono valide ragioni per opporsi. Con i certificati non stiamo chiedendo
nulla a nessuno, ci stiamo attrezzando per portare la nostra economia a
regime".
Ora, a parte il fatto che in ambito UE qualche contrarietà potrebbe pure
emergere (ma non è di questo che mi interessa occuparmi), la spiegazione di
Cattaneo non mi sembra rimuovere i motivi di perplessità. La sua idea pare
essere quella di dare una forte spinta all'economia in stile keynesiano (e
in effetti vedremo oltre che, alla fine, sempre a Keynes si arriva con
questi giochetti a cavallo tra debito e moneta), in modo tale da fare
aumentare il Pil grazie alla maggior spesa di imprese e lavoratori,
riassorbendo poi i certificati a partire da due anni dopo l'emissione,
quando potranno essere usati per effettuare pagamenti verso la pubblica
amministrazione (tipicamente: tasse).
Secondo Cattaneo, "bisogna guarire il malato, i cerotti non servono… In un
paio d'anni il malato sarà rimesso in sesto". Ed ecco, come era
inevitabile, la citazione del maestro di tutti questi inventori di
soluzioni magiche: "Per citare Keynes ai tempi della Grande Depressione,
l'auto ha solo la batteria scarica. Sostituendola è in grado di funzionare,
esattamente come prima. Con una spesa a deficit del 6,8% nel 2013 in Italia
il Pil reale sarebbe cresciuto del 2% rispetto al 2012".
Alla fine, gira e rigira, è nella spesa in deficit che viene individuata la
soluzione ultima. E i certificati di credito fiscale altro non sono se non
uno stratagemma per consentire allo Stato di fare deficit senza definirlo
tale. Secondo Cattaneo il deficit sarebbe temporaneo (per tutti i
keynesiani, dal maestro in giù, il deficit è sempre temporaneo ex ante,
peccato non lo sia mai stato ex post, e peccato anche che il riassorbimento
del debito accumulato sia sempre avvenuto mediante massicce dosi di
inflazione e repressione finanziaria); con l'economia "a regime" lo Stato
otterrebbe un maggior gettito fiscale senza più dover emettere questi
certificati.
Vissero tutti felici e contenti, dunque? A me pare ancora di no.
Di questo mi occuperò nella parte conclusiva.
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