Scorie - Ladri, corruzione e regole
"Non possiamo dire ogni volta che c'è una vicenda di corruzione che il
problema sono le regole, il problema sono i ladri, non le regole…
Sicuramente interverremo nelle prossime ore e giorni sugli appalti
pubblici, l'anticorruzione e altri temi specifici."
(M. Renzi)
Più si parla, più aumentano le probabilità di fare affermazioni non del
tutto coerenti tra loro. Matteo Renzi è indubbiamente il politico che più
ci viene fatto sentire da alcuni mesi a questa parte, e si tratta di un
oratore torrenziale, galvanizzato probabilmente dal fatto che da più parti
gli vengono riconosciute grandi doti di comunicazione. Io resto dell'idea
che comunicazione e affabulazione non siano sinonimi, ma non è di questo
che intendo occuparmi.
Dunque, in merito all'ennesima vicenda tangentara, Renzi esordisce
sostenendo che "il problema sono i ladri, non le regole". Da questo punto
di vista sembra volersi distinguere da coloro che ogni volta esclamano con
la faccia corrucciata: "ci vuole una nuova legge che…".
Poco dopo, però, aggiunge "sicuramente interverremo nelle prossime ore e
giorni sugli appalti pubblici, l'anticorruzione e altri temi specifici", di
fatto confermando che sarà utilizzata ancora una volta la legislazione,
come se a mancare fossero le norme.
Un'altra costante dei dibattiti che si sviluppano in occasione di vicende
più o meno clamorose di corruzione è rappresentata dal giornalista di turno
che intervista il magistrato o il politico o il collega giornalista
manettaro di turno (alla Marco Travaglio, tanto per intenderci),
chiedendogli: "ma come è possibile che dopo vent'anni succedano sempre le
stesse cose?". La risposta solitamente gira attorno al tema della necessità
di un giro di vite sulle regole oppure si risolve nell'auspicio che le
cariche pubbliche siano ricoperte da persone oneste.
Ebbene, se la proliferazione legislativa non è una soluzione, ancora meno
lo è l'idea che il problema verrebbe risolto se al posto dei ladri ci
fossero persone oneste. Così come sbagliava Platone nel volere che il
potere fosse affidato ai filosofi, dato che neanche loro sono onniscienti,
sbaglia chi crede che la corruzione non ci sarebbe se gli amministratori
pubblici fossero onesti.
Ovviamente l'onestà aiuta ed è la benvenuta, ma credo che bisognerebbe
riflettere sulla grande saggezza contenuta nel detto popolare "l'occasione
fa l'uomo ladro". La storia insegna che la corruzione è più o meno diffusa
in tutti gli schieramenti politici, con buona pace della superiorità morale
postulata da certe icone della sinistra. Se, quindi, l'occasione fa l'uomo
ladro, credo che sarebbe necessario ridurre al minimo le occasioni, non
cercare santi da mettere al posto dei ladri. Anche perché nessun santo
credo vorrebbe ricoprire quelle cariche.
Sarebbe quindi necessario ridurre al minimo le competenze delle
amministrazioni pubbliche. Magari si riuscirebbe a prendere due piccioni
con una fava: diminuire la corruzione e sistemare i conti pubblici senza
continuare a tappare i buchi tartassando i cittadini.
Dubito che ciò accadrà.
problema sono le regole, il problema sono i ladri, non le regole…
Sicuramente interverremo nelle prossime ore e giorni sugli appalti
pubblici, l'anticorruzione e altri temi specifici."
(M. Renzi)
Più si parla, più aumentano le probabilità di fare affermazioni non del
tutto coerenti tra loro. Matteo Renzi è indubbiamente il politico che più
ci viene fatto sentire da alcuni mesi a questa parte, e si tratta di un
oratore torrenziale, galvanizzato probabilmente dal fatto che da più parti
gli vengono riconosciute grandi doti di comunicazione. Io resto dell'idea
che comunicazione e affabulazione non siano sinonimi, ma non è di questo
che intendo occuparmi.
Dunque, in merito all'ennesima vicenda tangentara, Renzi esordisce
sostenendo che "il problema sono i ladri, non le regole". Da questo punto
di vista sembra volersi distinguere da coloro che ogni volta esclamano con
la faccia corrucciata: "ci vuole una nuova legge che…".
Poco dopo, però, aggiunge "sicuramente interverremo nelle prossime ore e
giorni sugli appalti pubblici, l'anticorruzione e altri temi specifici", di
fatto confermando che sarà utilizzata ancora una volta la legislazione,
come se a mancare fossero le norme.
Un'altra costante dei dibattiti che si sviluppano in occasione di vicende
più o meno clamorose di corruzione è rappresentata dal giornalista di turno
che intervista il magistrato o il politico o il collega giornalista
manettaro di turno (alla Marco Travaglio, tanto per intenderci),
chiedendogli: "ma come è possibile che dopo vent'anni succedano sempre le
stesse cose?". La risposta solitamente gira attorno al tema della necessità
di un giro di vite sulle regole oppure si risolve nell'auspicio che le
cariche pubbliche siano ricoperte da persone oneste.
Ebbene, se la proliferazione legislativa non è una soluzione, ancora meno
lo è l'idea che il problema verrebbe risolto se al posto dei ladri ci
fossero persone oneste. Così come sbagliava Platone nel volere che il
potere fosse affidato ai filosofi, dato che neanche loro sono onniscienti,
sbaglia chi crede che la corruzione non ci sarebbe se gli amministratori
pubblici fossero onesti.
Ovviamente l'onestà aiuta ed è la benvenuta, ma credo che bisognerebbe
riflettere sulla grande saggezza contenuta nel detto popolare "l'occasione
fa l'uomo ladro". La storia insegna che la corruzione è più o meno diffusa
in tutti gli schieramenti politici, con buona pace della superiorità morale
postulata da certe icone della sinistra. Se, quindi, l'occasione fa l'uomo
ladro, credo che sarebbe necessario ridurre al minimo le occasioni, non
cercare santi da mettere al posto dei ladri. Anche perché nessun santo
credo vorrebbe ricoprire quelle cariche.
Sarebbe quindi necessario ridurre al minimo le competenze delle
amministrazioni pubbliche. Magari si riuscirebbe a prendere due piccioni
con una fava: diminuire la corruzione e sistemare i conti pubblici senza
continuare a tappare i buchi tartassando i cittadini.
Dubito che ciò accadrà.
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