Scorie - Anche in versione cinese il socialismo non può funzionare
Un secolo fa Ludwig von Mises demolì il sistema socialista indicandone il limite nella inattendibilità del sistema dei prezzi, che non si formano per incontro tra domanda e offerta derivante da una moltitudine di decisioni volontarie, bensì sono stabiliti dal pianificatore. Il quale non è onnisciente.
Il sistema può andare avanti se riesce ad avere prezzi di riferimento esterni (internazionali) formatisi in mercati almeno in parte liberi.
Secondo diversi ammiratori del sistema socialista cinese, il partito comunista, a partire dalla fine delgi anni Settanta, aveva trovato un equilibrio tra il mantenimento del controllo sociale e un dirigismo in economia che aveva però iniziato a lasciare un po' di spazio all'iniziativa privata, purché mantenesse docilità verso il governo.
In sostanza, era possibile procede con piani quinquennali e obiettivi anche più a lungo termine, riuscendo a mantenere tutto sotto controllo.
Loro malgrado, gli ammiratori della pianificazione hanno dovuto sperimentare anche in Cina gli effetti di quello che restava un sostema interventista, in cui le conseguenze inintenzionali di un intervento richiamano interventi successivi, a loro volta forieri di conseguenze inintenzionali.
La crisi finanziaria del 2008, che non originò in Cina ma ebbe effetti a livello globale, indusse il governo locale a varare maxi stimoli che puntellarono l'economia, ponendo però le basi per nuovi problemi.
Il settore immobiliare vide per anni una corsa alle costruzioni e alla leva del debito. E quando il governo volle abbassare la temperatura del mattone, il settore iniziò a sgonfiarsi, come un atleta dopato quando interrompe l'assunzione della sostanza dopante. Si pensi, tra tutti, al fallimento di Evergrande.
Adesso è ripresa la corsa agli stimoli per puntellare mattone e mercati finanziari, in un contesto in cui molti operatori e famiglie si trovano ad avere debiti superiori al valore degli attivi. Nel frattempo, tra l'altro, il debito è aumentato. Quello pubblico è passato dal 27% del Pil nel 2008 al circa 90% odierno, ed è previsto crescere ulteriormente.
La reazione immediata dei mercati azionari è stata significativa, ma credo sarebbe un errore non considerare che anche questi interventi non saranno risolutivi a lungo termine.
Perché quanto scritto da Mises vale oggi come valeva un secolo fa.
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