Scorie - A proposito di fallibilità

Prendendo le difese del ministro della Difesa Guido Crosetto che per l'ennesima volta ha criticato la politica monetaria della BCE, Maurizio Gasparri ha affermato:

"Il dogma dell'infallibilità vale per i Papi. E qualcuno, qualche volta, ha da ridire anche in quel contesto. Ma non si estende a chi guida la Bce. La Lagarde ha fatto, nel passato e nel presente, molti errori e quindi non si capisce perché ci si meraviglia delle critiche di Crosetto. Altra guida ed altra tempra erano quelle di Mario Draghi al timone della Bce. Draghi diede respiro alle economie europee. La Lagarde è francamente sorprendente nelle sue decisioni. Non aggiungo altri commenti, ma nella mia mente sono tutti ben presenti, per evitare che ipocriti e farisei si scandalizzino. Ma ribadisco che per la Bce e la Lagarde non vale il dogma dell'infallibilità. Fallisce. E molto."

Che nessuno sia infallibile, banchieri centrali inclusi, è indubbio. Che Draghi fosse tecnicamente più competente di Lagarde è fuori discussione, ma non è quello che rimpiangono Crosetto, Gasparri e una folta compagnia di commentatori a sud delle Alpi. 

Costoro rimpiangono l'era dei tassi negativi e del quantitative easing, entrambi introdotti sotto la presidenza Draghi. Con gli acquisti di titoli di Stato potenziati durante la pandemia, tanto da assorbire oltre un terzo dello stock di BTP.

Ma è anche a causa di quegli anni di politiche monetarie espansive (a proposito di fallibilità) che oggi la BCE si rtitrova a inseguire una inflazione dei prezzi al consumo molto superiore al target del 2%. E i 250 punti base di aumento dei tassi da luglio a oggi lasciano ancora i tassi reali in territorio negativo.

Ovviamente la spesa per interessi è in forte aumento, e questo, in un Paese popolato da tossici di spesa pubblica, è chiaramente un problema. Ma la soluzione non è quella di mantenere una politica monetaria ultraespansiva con la banca centrale che monetizza il debito pubblico, come vorrebbero coloro che, pur non ammettendolo apertamente, invidiano il modo in cui Erdogan regola i conti con i banchieri centrali in Turchia.

Nel corso del 2022, complici le conseguenze dei lockdown e l'invasione della Russia all'Ucraina, sono arrivati al pettine i nodi di una politica monetaria ultraespansiva durata oltre un decennio. Ma quell'epoca, lungi dall'essere considerata fallimentare, è lodata in quanto "diede respiro alle economie".

In realtà redistruibuì la ricchezza a favore dei debitori, dando loro l'illusione di poter continuare a spendere e spandere. Non era una soluzione, anzi avrebbe solo rimandato il problema, ingigantendolo. Non poteva durare all'infinito, e infatti eccoci a fare i conti con le conseguenze di quegli anni.

Ogni intervento prima o poi ne richiede altri per cercare di porre rimedio alle conseguenze dei primi, come sosteneva Ludwig von Mises. Autore di cui dubito si trovino le opere nelle librerie di chi critica la BCE oggi e rimpiange quella degli anni scorsi e del quale  mi piace ricordare queste parole profetiche:

"Tutti i governi sono fortemente decisi a non abbandonare l'inflazione e l'espansione del credito. Essi, senza eccezione, hanno venduto la loro anima al diavolo della politica monetaria espansiva. E' molto comodo per ogni amministrazione essere in grado, spendendo, di far felici i suoi cittadini. In questo caso, infatti, la pubblica opinione attribuirà il boom che ne risulta ai suoi attuali governanti. L'inevitabile depressione economica si produrrà più tardi e peserà sui loro successori... Lord Keynes, il difensore di questa politica, dice: "Nel lungo periodo saremo tutti morti". Ma, sfortunatamente, quasi ognuno di noi sopravvive al breve periodo. Noi siamo destinati a pagare per decenni le conseguenze di un'orgia di politica monetaria espansiva di qualche anno."

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