Scorie - La realtà negata
Mi è capitato di leggere la recensione dell'ultima fatica letteraria del sociologo Domenico De Masi, dal titolo "La felicità negata".
E di chi sarebbe la colpa della negazione della felicità per tutti? Niente meno che di Hayek e Mises, che sarebbero addirittura alle basi del Washington consensus. Scrive De Masi:
"A prescindere dalla testardaggine con cui gli economisti tentano e ritentano di imbrigliare la felicità entro dimensioni metrico-decimali, resta il fatto che gli esseri umani, alle sfide che la natura ha teso loro da sempre (fame, dolore, malattie, morte), ne hanno aggiunto altre due, di propria iniziativa: il progresso tecnologico e la complessità. La Scuola di Vienna le ha affrontate puntando sulla ricchezza; quella di Francoforte puntando alla felicità. Per ora ha vinto la Scuola di Vienna, per cui ci ritroviamo meno felici e con più poveri."
Per questo sarebbe ora di finirla con l'individualismo e dare anche spazio all'"ozio creativo", che "garantisce più felicità di quanta ne consenta il lavoro così come è condotto oggi nella stragrande maggioranza dei casi".
Trovo abbastanza triste che una persona di 85 anni, che per di più ha dedicato allo studio tutta la sua vita, non abbia letto nulla degli autori che critica. O, in alternativa, li abbia letti senza aver capito nulla di quanto hanno scritto.
Non si può certo affermare che gli economisti della scuola austriaca vogliano imbrigliare la felicità entro dimensioni metrico-decimali, essendo tra l'altro noti per aver diffusamente criticato la deriva scientista di altre scuole di economia nel voler scimmiottare le scienze naturali.
Né la ricchezza è l'unico fine. Al contrario, il profitto di cui parla diffusamente Mises in Human Action è un concetto soggettivo e non riconducibile alla sola componente misurabile in denaro. Quindi se un individuo trova soddisfazione nell'ozio, non saranno certo Mises e Hayek a impedirglielo. Altra cosa è pretendere che l'ozio di Tizio sia alimentato dalla solidarietà forzata imposta a Caio, come spesso De Masi e i suoi riferimenti teorici vorrebbero.
Quanto all'individualismo, si tratta di individualismo metodologico, perché, piaccia o meno a De Masi, è un dato di fatto che è l'individuo ad agire, anche quando lo fa assieme ad altri. Ed è quindi l'azione dell'individuo il punto di partenza per analizzare l'azione umana, non solo a livello economico.
Tutto ciò detto, affermare che il liberalismo di Hayek e Mises abbia ispirato il Washington consensus è semplicemente falso. Più che la felicità, è la realtà a essere negata.
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