Scorie - L'illusione della flat tax

Una delle promesse più ripetute e meno mantenute da chi chiede il voto degli elettori consiste nell'abbassare le tasse. L'attuale maggioranza lo farebbe mediante la cosiddetta flat tax, per ora aumentando la soglia massima da 65 a 85mila euro del regime forfettario opzionale per i titolari di partita IVA.

Ma il viceministro dell'economia Maurizio Leo prospetta un passaggio simile anche per i lavoratori dipendenti.

"In una prospettiva di legislatura ridurremo il numero delle aliquote Irpef: le risorse necessarie saranno reperite attraverso le tax expenditure, che dovrebbe avere tra i criteri di taglio l'entità del reddito. Ormai è consolidato che la progressività, al di là delle aliquote, sia conseguibile anche attraverso deduzioni e detrazioni."

Posto che già oggi le detrazioni sono ridotte all'aumentare dell'imponibile, la riduzione del numero di aliquote Irpef e delle tax expenditures (ossia bonus e crediti di imposta vari) potrebbe semplificare la vita dei pagatori di tasse, ma ciò non comporterebbe di per sé una riduzione del conto da pagare.

Il tutto perché, ed è questo il punto fondamentale, per ridurre davvero le tasse sarebbe necessario un taglio strutturale di spesa pubblica, a maggior ragione in un Paese con un bolancio delle publbiche amministrazioni sgangherato come l'Italia.

Ma la triste realtà è che in Italia la spesa pubblica non solo non diminuisce, ma continua imperterrita ad aumentare, arrivando a superare nell'anno in corso i 1200 miliardi. E il fatto che non solo non diminuisca, bensì continui ad aumentare, è dovuto all'altrettanto triste (quantomeno dal mio punto di vista) realtà che la maggioranza degli italiani, anche tra coloro che si lamentano dell'elevata tassazione e, se possono, evadono il fisco, è intossicata di spesa pubblica e, in fin dei conti, vuole che lo Stato spenda meno per gli altri, ma non per se stesso.

Chi chiede di essere votato, in modo del tutto trasversale tra le parti politiche, è d'altro canto ben contento di poter spendere e spandere, aggiungendo spese nuove a spese vecchie. Prova ne sia che tutti i tentativi di spending review (peraltro volti più a rimodulare la spesa che a ridurla) sono falliti.

Ovviamente che tutto questo possa proseguire a tempo indeterminato è illusorio. Ma a questa illusione, nonostante decenni di sostanziale stagnazione e debito pubblico crescente, solo pochi, per di più considerati eretici, non credono.

Si tratta, in fin dei conti, della stessa illusione di poter vivere alle spalle degli altri, con cui Frederic Bastiat definiva (magistralmente) lo Stato.


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